Si mostra nella vetrata della cucina in tutto il suo svettare di pinnacoli, guglie, trafori e cupole la Basilica di Sant’Antonio. Siamo a Padova, centro storico, in una torre quattrocentesca che poco ha conservato di sé attraversando i secoli, se non il susseguirsi di stanze una sopra l’altra. Recuperata attraverso un restauro conservativo è diventata dimora di una coppia di professionisti. Fin dal principio i ruoli del progettista e del cliente si contaminano diventando l’uno il riflesso dell’altro, come in un gioco di specchi. Durante le prime fasi della progettazione si instaura una collaborazione curiosa fra le due parti che arricchisce e dilata le competenze di ciascuno, dando vita ad una sinergia rara che diventa presto terreno fertile di creatività. Così prendono forma spunti insoliti e sperimentali, soluzioni rivisitate e osate, la cui massima espressione sarà il progetto finale, unico e sorprendente. Chiusa fra le case del centro storico la torre non ama la luce. Diventa necessario lavorare con un lighting che ne esalti le peculiarità.
Bisogna aprire spazi attraverso scorrevoli e pavimentazioni in vetro; occorre collegare i piani con una scala in vetro e corten che non risulti invasiva e infine progettare ogni singolo pezzo, dal mobile con ante complanari rivestite in pergamena e particolari in ferro, alla libreria in ferro, volutamente destrutturata. Al centro del salotto, sotto la cascata di globi ramati di Tom Dixon viene posizionato un tavolo di ottone fuso a forma di foglia. Il pranzo e la cucina si trovano nella zona superiore e da lì si inerpica la scala di ferro che porta all’altana ventosa. Il tavolo, dal piano irregolare in coccio pesto, ha la base scolpita in legno intagliato con colatura in bronzo. A lato, sospeso, un contenitore in radica giapponese di tamo. In cucina ante in legno fossile e bronzo si mescolano a piani in granito Zimbawe e Green Forest.
La zona notte ha pareti rivestite in legno ingrigito dal tempo che celano armadiature o porte segrete che si aprono sulle dressing rooms. Come testata del letto un paravento in vetro esalta, come in una teca, un’opera di Vashuda Evans su garza, illuminata da led.
Ovunque grandi quadri si mescolano a collezioni di vasi in vetro e ceramica, oggetti etnici trovati dai proprietari nei loro viaggi in giro per il mondo. In fondo, questa casa-torre, ha ceduto a nuovi fasti internazionali, rivivendo nuovi tempi, proprio come una signora che si concede un lifting.
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