Alle spalle della chiesa di San Bartolomeo di Scicli, si trova “Casa Chebi”, una minuziosa residenza che nasce con l’intento di coniugare le costruzioni ed i materiali di un tempo, in chiave contemporanea.
L’edificio è contraddistinto da due accessi autonomi, sfalsati tra loro e diversi per l’importanza del fregio architettonico barocco posto su uno dei due portali, che definisce l’ingresso principale.
Il progetto cerca di eliminare e unificare le differenti quote degli ambienti, inserendo diverse scale, sfruttando questa difficoltà in input per definire una nuova concezione dello spazio. Quindi la scala, che in un primo momento sembrava frenare l’idea di open-space, diventa protagonista in ogni ambiente e fulcro dell’intero progetto mostrandosi parte dell’arredamento.
Al piano terra si accede in un piccolo ingresso ed al bagno padronale, con volta a botte in pietra, resa nuda per contrastare il colore scuro della pietra pece e le maioliche che fanno da fondale all’intero ambiente.
Da quest’ultimo tramite una scala in pietra pece e maioliche si accede al salotto volutamente aperto sulla cucina, dove la scala ritorna ad essere protagonista con le sue antiche maioliche recuperate nei mercatini, diventando palcoscenico, e tramite le due nuove aperture, si apre la vista sulla cava di San Bartolomeo.
Dalla cucina si accede alla zona notte, e qui la scala voluta in ferro, quasi a marcare la differenza degli ambienti, funge da contenitore diventando essa stessa parte dell’arredamento, e che trova affaccio in questo ambiente arricchito dall’antica arte siciliana del tetto in canne e gesso. Ma è in camera da letto che si percepisce la bellezza dell’uso di questa vecchia tecnica costruttiva nascosta in passato da volte anch’esse in gesso e ad oggi rivalutata. Qui il colore della canna da fiume ritorna appositamente anche nel pavimento scelto in parquet di rovere naturale, la quale riceve luce dal piccolo terrazzino a tasca, dove si può ammirare della splendida vista del colle della Croce.
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