Il tema progettuale della competizione (il progetto è risultato vincitore di un concorso di idee bandito nel 2013) concedeva l’occasione di riflettere e approfondire il concetto di “piazza” quale realtà urbana complessa, luogo devoto non soltanto alla socializzazione ma anche dotato di una specifica identità architettonica. In particolare, si è stati chiamati a intervenire “riprogettando” la fontana prevista sessanta anni or sono come elemento qualificante piazza Risorgimento: un elemento che non può essere semplicemente frutto di un’operazione plastica, giacché l’invaso costituisce il più importante snodo funzionale e culturale di Avezzano e il centro di aggregazione e passeggio dell’intera cittadinanza. La sua posizione all’incontro fra l’asse trasversale di via Camillo Corradini e l’asse stazione-municipio, sottolinea la centralità funzionale e simbolica della piazza nella composizione e nella struttura urbana di Avezzano, e la riqualificazione non poteva che essere letta in chiave architettonica cercando di affermare la sua potenzialità identitaria.
L’idea progettuale prende atto dell’incompiutezza di tale “portale” e cerca di valorizzarne l’immagine, mediante un intervento ricco di significati e richiami simbolici.
La fontana monumentale di piazza Risorgimento rappresenta un oggetto incompiuto e le aree ad essa adiacenti appaiono prive sia di genius loci sia di una piena fruibilità. L’ipotesi progettuale va quindi oltre la fontana, concepita come singolo organismo architettonico, e, seppur rimanendo nella “perimetrazione” del concorso, abbraccia un ambito più vasto: una progettazione a scala urbana che mette in gioco l’idea di pedonalizzazione del centro. La ratio di tale ipotesi, complementare al progetto della fontana in sé, risiede nella necessità di restituire a tale nucleo urbano l’opportuna dimensione umana, mediante una piena fruizione pedonale degli spazi, consentendo così agli abitanti di vivere con consapevolezza lo spazio che li circonda. L’idea può essere scomposta in due interventi complementari, ma distinti: l’uno riguardante la fontana vera e propria (scala architettonica), l’altro inerente la pedonalizzazione di via Corradini.
La composizione architettonica della fontana risente in prima battuta della preesistenza, che viene inglobata all'interno di una vasca di dimensioni maggiori in modo da enfatizzarne il valore simbolico - monumentale. Il rapporto visivo fra la promenade architecturale e la Cattedrale viene liberato dalla presenza di alcuni alberi preesistenti, rappresentanti una "cesura" dell'unico luogo previsto in progetto, così da concretizzare l'estensione della Piazza e la sua ideale proiezione fino al fronte contrapposto, costituito dagli edifici in stile Liberty. La vasca viene, altresì, sagomata in modo da rispettare e sottolineare l'allineamento con l'asse Stazione - Municipio, che in tal modo ne esce rafforzato mediante il passaggio, creato all'interno della fontana (cerniera del progetto), che collega lo spazio profano con quello sacro.
La progettazione dell’organismo architettonico della fontana risente della sovrapposizione di tre diversi livelli di valori semantici, tramite la tecnica del layering, giungendo ad una soluzione unitaria e perfettamente integrata.
Il primo layer è quello della “memoria”. La riqualificazione della struttura preesistente passa attraverso una sua reinterpretazione entro un progetto più ampio: una soluzione compositiva, dimensionale e simbolica più adeguata al contesto in cui l’opera s’inserisce. La preesistenza viene tutelata e ad essa viene riservato il compito di custodire la memoria del territorio; infatti, al suo interno trovano luogo due elementi che rappresentano le lancette dell’orologio ferme alle ore 7:48 (da cui il nome del progetto), orario in cui avvenne il terremoto del 1915 e raggelando l’intera Marsica. A rafforzare il concetto del “fermarsi del tempo” vi è poi l’acqua della vasca in totale quiete.
Il secondo layer è quello del “simbolismo”. La fontana preesistente accoglie tre elementi scultorei verticali (lancetta delle ore), che richiamano i tre immissari principali del lago Fucino e rievocano, nella loro forma, i Cuniculi di Claudio (opera idraulica più antica al mondo). Tali elementi presentano una porzione incavata, dalla quale è possibile intravedere un getto d’acqua che allude al modo in cui questi tre “immissari” alimentano il canale - in acciaio corten - che li attraversa. Il canale, a sua volta, attraversa la “lancetta dei minuti” e riversa l’acqua, tramite una cascata, nella vasca di nuova realizzazione, a rievocare il lago Fucino. Il Fucino, quale elemento fondamentale per l’economia del territorio e della Città, rappresenta la vita, ovvero, la sua energia e vivacità: per questo motivo la vasca accoglie al suo interno un insieme di giochi d’acqua, illuminati alla base (così da caratterizzare comunque la fontana in assenza di getti) e regolabili in altezza (decrescenti man mano che ci si avvicina verso la cascata), che ne vitalizzano e caratterizzano l’immagine. Lo specchio d’acqua si presenta in continuità con il livello della pavimentazione con una forma svasata, quasi a voler alludere ad un “lago-non lago” in continuo prosciugamento, e senza, tuttavia, superare i 20cm di profondità, per ovvii motivi di sicurezza (in tale ottica, la vasca ha delle analogie con i giochi d’acqua per bambini).
I rivestimenti della vasca di nuova realizzazione (verticali ed orizzontali) sono stati eseguiti con lastre lapidee in travertino massello del tipo Rapolano chiaro, con la finitura superficiale della faccia a vista levigata e stuccata, superficie inferiore filo sega naturale e coste segate ortogonali al piano e avente spessore pari a 2cm (5cm per le soglie/copertine del bordo vasca contenente la cascata).
La scelta di questo specifico tipo di materiale risiede nelle ottime caratteristiche di resistenza alle condizioni climatiche locali; oltre ad accostarsi per analogia alla fontana preesistente.
Il terzo e ultimo layer è quello della “sacralità”. La fontana così configurata costituisce una cerniera fra lo spazio sacro e quello profano; essa si pone quale “ponte”, unico punto di contatto e di passaggio fra le due realtà. Tale passaggio non avviene solo per via simbolica, bensì esso si concretizza nei giochi d’acqua della fontana, che costituiscono uno “spazio filtro” per il visitatore, ovvero, un “nartece/propileo” contemporaneo, ricco di elementi evocativi propri della tradizione cattolica cristiana, quali l’acqua e la luce, che accentuano la carica semantica. Un ruolo necessario alla percezione spaziale dell’ambito sacro è giocato dalle alberature presenti ai bordi della piazza. Infatti, quelle sul lato nord impediscono un’immediata percezione della Cattedrale e ne negano ogni dialogo con la Città e con gli assi compositivi fondanti. Da qui la “necessità” di aprire per restituire coerenza urbana ed architettonica agli spazi modellati e di conservare, invece, le alberature presenti ai lati, quali “recinto-colonnato” dello spazio.
Il progetto prevede, infatti, la demolizione e il rifacimento della pavimentazione della Piazza secondo un nuovo disegno, capace di restituire simmetria e di accentuare i flussi principali di passaggio, nonché consentire l'estensione dell'area della Piazza fino alla sponda del marciapiede del tratto antistante di via Corradini (facente parte del II e di un III stralcio).
La trama viene eseguita tramite due tipologie di pavimentazione: una di sfondo (come la tela per un'opera d'arte), in lastricato di porfido (fasce) e in cubetti di porfido posati a coda di rondine (così come originariamente previsti nella Piazza); l'altra, in travertino Rapolano chiaro, in continuità con le scalinate laterali, avente lo scopo di sottolineare le linee compositive fondamentali, guidando il visitatore e suggerendone le dovute pause.
L'arredo urbano all'interno dell'area di progetto è stato omogeneizzato sotto il profilo materico, stilistico, posizione, tipo e dimensioni; in modo tale da stabilire una "regola" coerente.
L'asse pedonale (da realizzare con il III stralcio) si presenterà come una sorta di "tappeto decorato" (di cui un breve accenno è visibile in corrispondenza degli incroci), composto da basalto e travertino rapolano chiaro, che sarà scandito dalla riproposizione di un modulo ricorrente ruotato ad ogni passaggio. Il modulo individuato rappresenta una chimera geometrizzata (animale mitologico simbolo della civiltà dei Marsi).
{{item.text_origin}}