Una grande camera, un mezzanino-deposito e la prigione del paese, Fiumefreddo Bruzio, splendido borgo arroccato sul monte Cocuzzo a strapiombo sul mare della Calabria, dove ricavare un rifugio per i week end (e non solo) e una dependance per accogliere gli amici. I padroni di casa, lui uno chef di rango e lei imprenditrice che, dall’arrivo di Christian, è solo mamma a tempo pieno. Entrambi hanno una grande passione per l’arredamento. Questo il tema. Appassionante. Anche per la disposizione plano altimetrica degli ambienti: alla grande camera e alla ‘prigione’ si accede dall’ampio androne, al mezzanino, che non è collegato né con la prigione né con la camera, dalla scala esterna. Dapprima ci dedichiamo alla stanza, un ampio ambiente di 5,20×5,40 da collegare al mezzanino, che diventerà la camera da letto. La posizione dell’apertura di collegamento con il mezzanino e della canna fumaria esistente, il dislivello di circa 1 metro e mezzo tra i due ambienti sono le invarianti e anche l’ispirazione del progetto.
Lungo parete della porta d’ingresso viene posizionata la scala con il lungo ballatoio al di sotto del quale c’è il camino poggiato su un piano in muratura che si piega sull’altra parete diventando una seduta con cuscini. Davanti al camino, nel basamento, sono inserite le cornici in pietra del vecchio focolare appositamente e accuratamente recuperate; di fianco invece, nascosta da due antine a libro, compare all’occorrenza la televisione. La scala è un parallelepipedo in legno (che è anche scarpiera) indipendente dal muro e dal ballatoio e poggiato sul basamento in muratura. Il ballatoio, che si prolunga oltre l’accesso al mezzanino fino alla parete opposta per dare accesso alla parte terminale dell’armadio, è realizzato con una struttura in ferro e tavole di pino smaltate di bianco appesa al soffitto in putrelle. L’esilissima struttura che lo sostiene, si piega fino alla parete per divenire corrimano.
La parete perpendicolare all’ingresso è occupata da un armadio/lavanderia e dal cucinino inserito in una quinta ad arco che ricalca la sagoma di quello esistente che ingloba le due belle finestre che danno luce ed aria all’ambiente. Di fronte all’ingresso un mobile basso corre lungo tutta la parete e contiene un tavolino da pranzo con relative sedie che si rendono disponibili ribaltando i pianetti che le ricoprono. Il tavolino, all’occorrenza, è allungabile e può accogliere 4 commensali. Il piano del mobile si prolunga fin sotto la finestra, dove ricopre il radiatore e diventa un comodo piano di appoggio a servizio del tavolo.
La camera da letto sul mezzanino è un ambiente rettangolare caratterizzato dalla presenza della vasca e della doccia a vista e del box in vetro dei servizi igienici. In entrambi gli ambienti il colore dominante è il bianco dei pavimenti in tavole di pino smaltato e dell’intonaco delle pareti. Risaltano solo i decori in verde e nero delle mattonelle in ceramica della cucina, copia di un decoro ricavato dalla cucina della certosa di Padula (un omaggio alla professione del padrone di casa).
LA PRIGIONE Dall’androne, e quindi non collegata con la casa, una porta con spioncino passa-vivanda a ribalta, ci conduce nella, ormai da tempo, ex prigione ricavata nell’ambito della scala del palazzo. All’ingresso troviamo due ambienti. Il primo dei due è parzialmente coperto dalla volta della prima rampa, il secondo, stretto è lungo è coperto da una voltina a botte. A seguire un angusto passaggio conduce nella cella vera e propria, una sorta di corridoio, dove la luce l’aria piovono da una chiostrina addossata pressappoco al centro della parete lunga. Per accederci bisogna chinarsi perché il vano di passaggio è alto poco più di un metro e cinquanta centimetri.
Due i temi: chiusura degli spazi aperti e ricerca di funzionalità in virtù della futura destinazione di dependance per gli ospiti. Nel primo vano la chiusura avviene in alto, nello spazio tra i rampanti di scala con un lucernario che asseconda l’andamento della scala, nella cella invece si sceglie di realizzare un mini patio, che consente di regolare l’ingresso dell’aria e della luce nell’ambiente. Funzionalmente il primo vano viene ampliato accorpando il secondo sottoscala con un escamotage che rappresenterà anche il tratto distintivo dell’intervento: il muro divisorio viene sostituito da un doppio portale in putrelle di acciaio che, oltre ad assumere la funzione portante del muro demolito, contiene la vecchia cornice in pietra che preventivamente è stata accuratamente smontata per poi essere inserita in una struttura in ferro e vetro a sua volta collegata con le putrelle. Gli altri elementi di questo primo ambiente così ricavato, sono un piano in legno resinato che si diparte dal muro a sinistra dell’ingresso, penetra nel portale in ferro e, assecondando le funzioni della cucina (lavello, piano cottura-lavoro), si sviluppa sinuosamente fino a fuoriuscire dall’altro lato per diventare penisola/tavolo.
Di fronte al portale un divanetto in muratura (letto all’occorrenza) al cui fianco un piano, anch’esso in muratura, funge da tavolino ma è anche l’appoggio di una scaletta in legno che conduce al soppalchino in vetro e ferro che diventa un punto di riflessione e di studio ma serve anche ad accedere alle finestre del lucernario. Nella cella invece è stato ricavato, oltre al piccolo patio, un bagnetto con doccia diviso da una pannellatura in legno e un divanetto-letto su cui corre una lunga mensola che si raccorda al muro con un vuoto curvilineo evidenziato e reso suggestivo da un faretto incassato nel muretto basso che funge da comodino a fianco del letto.
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