A Cornedo Vicentino il progetto prevede la ristrutturazione mediante la parziale demolizione e ricostruzione dell’edificio pubblico denominato “CASA RANCAN”.
Partiamo da due citazioni.
La prima è l’incipit di Renato Cevese nella presentazione di Villa Trissino: “Sorgeva un tempo isolata nel verde delle praterie e dei boschi, dal fondo valle ai monti Faedo e Verlaldo, gemma bianca che respirava nei sette archi del lungo portico e rifletteva la luce del sole che ne illuminava via via facciate e fianchi. Ora la villa è stretta nella morsa delle tante case attorno. Sembra sia stata sradicata dalla terra da cui è nata, dalla quale, anzi, pareva sbocciata come un fiore”.
La seconda citazione è di Laura De Vicari contenuta nel libro “Le ville Trissino di Cornedo Vicentino”: “Eppure l’edificio, malgrado sia soffocato da costruzioni di vario genere e rischi di esserlo di più nel futuro se andrà in porto il progetto di casa Rancan, che ne prevede la demolizione totale, mantiene ancora il suo fascino ed è per epoca, eleganza di linee e storia uno dei simboli di Cornedo”.
La De Vicari sostiene che nel togliere il “tappo”, cioè casa Rancan, si allargherebbero le prospettive da e verso villa Trissino per l’incombere del fuori scala della vicina chiesa parrocchiale.
La casa Rancan è stata costruita attorno gli anni 20 del secolo scorso per poi essere sopraelevata malamente negli anni 60, la facciata rappresenta un lascito architettonico di un certo interesse, un’immagine già consolidata nella memoria collettiva dei cornedesi.
L’ARCHITETTURA VIOLATA
Ma c’era qualcosa che prendeva l’animo quando mi sono messo in mezzo alla piazza e ho guardato verso est; sentivo la “potenza” della storia dell’architettura battere piano piano, ma incessantemente.
Ancora le parole della De Vicari: “Sorte non migliore toccò alla villa che fu di Giangiorgio Trissino; prima venne autorizzata la costruzione di un condominio nel giardino antistante e poi, visto che oramai era coperta, la villa stessa venne stravolta con ampliamenti, sopraelevazioni, aperture varie che ancora oggi indignano e fanno domandare a cosa servisse la famosa Commissione Ornato. E’ mai possibile che, pur ignorando che quella fosse stata l’abitazione di Giangiorgio Trissino, non si fossero notate le nobili e eleganti linee architettoniche dell’edificio che fungeva, verso mattina, da prezioso sfondo alla piazza di Cornedo, e non si fosse tentato niente per conservarlo”.
Ora lo sappiamo che la casa che si vede nelle foto dei primi del ‘900 è in effetti un restauro attuato nel 1860, da un erede dei Trissino, il risultato fu il bell’edificio di linee neoclassiche, a cui, l’alternarsi di due diversi motivi architettonici sopra le finestre e la porta del poggiolo del piano nobile conferiva eleganza e movimento.
Ma ciò che ci interessa è la continuità degli stilemi nell’architettura dei Trissino, i motivi montati sopra le finestre del piano nobile dell’800 sono gli stessi che si trovano nella facciata di Villa Cricoli a Vicenza che Giangiorgio Trissino importa da Roma e sotto i quali il giovane “tajapria” Andrea Palladio è impegnato a scolpire i fregi decorativi del piano terra.
ARCHITETTURA RITROVATA
Il progetto, mentre verso la strada risolve la sua architettura salvaguardando e restaurando l’attuale facciata di casa Rancan, verso est, là dove la piazza si allarga con il sagrato della chiesa, sente la necessità di “costruire” un fianco protettivo, un muro che “chiuda” la piazza, un volto della storia che è stata negata, nascosta dietro la banalità dell’emergenza costruttiva del dopoguerra, il progetto cerca il “personaggio” che faceva da fondo alla piazza di Cornedo per riportarlo, trascrivendolo, nel lato opposto.
Questa facciata sarà rivestita di marmo “Chiampo” di Spagnago, un marmo locale, letteralmente menzionato in una “pietra lapidaria” che si trova affissa nella parete sotto il portico della chiesa di S. Sebastiano sull’omonimo colle.
“Voglio che la mia sepoltura si faccia in Cornedo sopra il cimitero di S. Sebastiano dell’Ordine dei Servi e sia di pietra di Chiampo lasciando che ogni anno sia detta dal mio cappellano una messa dello Spirito Santo appresso la mia sepoltura in canto e sia nel giorno di Pentescoste (Giangiorgio Trissino, 1550).
“AB SILVIS CORNEIS”
Nello stemma del comune di Cornedo Vicentino campeggiano tre alberi di corniolo sopra tre collinette con sotto la scritta: “Ab silvis corneis ……………………hospitalis umbra” (Un’ombra ospitale dalle selve di cornioli).
Una pianta di “cornolaro” sarà posizionata nella piccola piazzetta ricavata tra la vecchia mura e il nuovo edificio e getterà la sua ombra ospitale.
“Stroso da cornole, cornole garbe; stroso da dudole. Nosele appena fatte e. nello spiàccio verde le tenere nose nove, e le more.
Quale vuto, quele rosse o quelle more?
Quel che vien vien! Quel che vien vien!” (Luigi Meneghello, Libera nos a malo”, 1963).
L’architettura del progetto diventa leggera, grandi vetrate per guardare la villa e il suo cortile, il corniolo che lega con le alberature esistenti al di là dell’antica mura per creare ombra e ospitalità, un percorso urbano che risale dal parco pubblico, fiancheggia la vecchia mura e sale su fino alle scuole e da cui raggiunge il monte, una finestra “cinquecentesca” dalla quale si “sente” il fronte storico negato della casa che fu del Giangiorgio Trissino, e luce, tanta luce del giorno.
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