La storia
La storia del Covo di Nord-Est è appassionante, oltre che scandita da successi, grandezza e glamour. Locale notturno italiano per antonomasia, venne aperto nel 1934 e da allora è entrato nella storia del costume nazionale, segnando generazioni e generazioni di clienti e... viveur.
Per descrivere l’intervento che ha riportato il “Covo” allo storico splendore è necessario fare una breve ma importante premessa.
I lavori iniziarono nel lontano 1898; la dimora avrebbe dovuto essere la residenza dell’amante del barone Franchetti, una cantante lirica austriaca. La morte del barone, suicidatosi dopo l’abbandono dell’amata, causò la loro brusca interruzione nel 1903.
Nonostante lo stato quasi embrionale dei lavori se ne ricavava chiaramente la qualità architettonica, un marchio che per decenni, insieme ad una serie di altri ingredienti, è stato uno dei segreti del successo del locale, quando quest'ultimo, anni dopo le vicende di inizio secolo, iniziò la sua funzione di ritrovo esclusivo, dancing e prestigioso music club.
Tutto questo sino agli anni 2000.
Il susseguirsi di nuove tendenze, gusti , modelli è diventato frenetico, rendendo la clientela più sensibile allo sviluppo dell’immagine e al rinnovo, spesso rispondente a mode effimere, piuttosto che ad un vero e proprio "stile", un contenuto, tutto ciò costringendo i gestori ad affannosi e continui interventi di restyling.
Queste premesse ci hanno portato, allo sviluppo di un progetto che tornasse alle origini sia dal punto di vista architettonico che grafico.
Pensata in un’era di eclettismi artistici, apre i battenti al pubblico, in un periodo storico estremamente fertile dal punto di vista architettonico: dal XIX secolo arrivano gli ultimi strascichi del modernismo mentre il razionalismo prende inesorabilmente piede. Il contrasto tra due “ismi” così opposti è stata la chiave con cui abbiamo impostato il progetto
Superata quindi la fase di ripulizia della struttura abbiamo deciso di reinterpretare lo spirito del locale, la sua storia, il suo carattere e la sua tradizione in chiave contemporanea, facendone rivivere gli elementi più distintivi.
Il tutto caratterizzato da un forte dinamismo, lasciando quella flessibilità di fondo che permette al locale non solo di adattarsi ai più disparati eventi social, ma anche di attutire ed assorbire nel suo caleidoscopio di stili il frenetico susseguirsi delle mode.
La facciata attuale non risulta essere quella originale. Essa è stata infatti rimaneggiata durante un intervento di espansione del locale. Il tutto è stato fatto con maestria, utilizzando sapientemente le stesse pietre e le stesse linee.
Su di essa due sole furono le insegne che dall’inaugurazione sino al nostro intervento furono utilizzate, una con un affascinante font anni ‘30 ed un’altra, realizzata su disegno fatto a mano, a partire dagli anni ‘60.
Nel rinnovare questo elemento si è deciso di richiamare la storica insegna, i cui caratteri sono tornati a splendere sulla facciata in pietra.
Recentemente, in un periodo di espansione, la realtà del covo si è sdoppiata, dando vita al Covino, ospitato nella parte superiore della struttura, Il Covino presenta eventi alternativi al programma del Covo. Una passerella di nuova progettazione, realizzata con le stesse linee dell’intervento interno, accompagna i clienti attraverso il piazzale alla scala d’accesso al locale.
Passando all’interno, lo spazio, negli ultimi anni, è stato utilizzato in modo versatile, spostando quel sottile confine che c’è tra interno ed esterno secondo necessità, sfruttando stratagemmi per comprimere o ampliare gli spazi dedicati alle serate. Questo è uno degli aspetti che maggiormente ha influenzato la fase progettuale. Elementi solitamente statici, quali i privè e lounge, sono stati ripensati per essere mobili e aggregabili così che, attraverso di essi, lo spazio possa essere modificato.
A pianta quadrata di 4 metri per lato ed una altezza di 3,4 metri i privè sono pensati come delle vere e proprie mini architetture all’interno dello spazio. Il piano di calpestio è posto ad una quota di 30cm, le facciate sono scandite da 16 archi, come 16 sono gli altoparlanti ospitati all’interno della struttura di copertura (tetto suono).
La funzione dei privè all’interno dei locali notturni è quella di mettere in risalto e al contempo proteggere dalla ressa, i clienti. Da una posizione elevata questi possono godersi il locale in tranquillità, avendo inoltre la possibilità di isolarsi dal contesto con l’ausilio di tendaggi.
La struttura è stata realizzata da esperti fabbri per essere mobile, attraverso ruote ad altissima resistenza, e, allo stesso tempo smontabile.
Lasciata a vista e tamponata con pannelli di lamiera stirata, la struttura ha subito un processo di zincatura ad immersione e di coloritura a polvere, color oro. Questo tipo di finitura è stato scelto perché economicamente sostenibile ed altamente resistente agli agenti atmosferici, aspetto fondamentale tenendo conto della posizione a strapiombo sul mare.
Lo stesso materiale è stato impiegato per il rivestimento del bar e delle isole.
All’interno di ogni privè è stato inserito un divano chester, realizzato su commissione da un produttore inglese al quale sono stati inviati i tessuti. Questi ultimi sono materiali tecnici utilizzati per le imbarcazioni, scelti per resistere al contesto marino nel quale si trova il locale. L’eccellenza della produzione italiana unita alle capacità manifatturiere inglesi hanno dato vita a tre pezzi unici di splendida fattura.
Le isole sono pensate per essere un ibrido tra tavoli e privè. Più piccole ed in maggior numero dei privé, mantengono la stessa caratteristica di “protezione” rispetto al contesto. Realizzate in legno con elementi in lamiera stirata ed archi metallici, hanno forma esagonale. Uno dei 6 lati è aperto per permettere l’accesso all’interno mentre gli altri sono tamponati con pannelli sfilabili, così da consentire l’aggregazione di questi elementi, in configurazioni di dimensione variabile.
Il bar ed il dj set sono stati pensati per essere ospitati all’interno della stessa struttura che diventa così il fulcro dell’intero locale, il nucleo intorno al quale ruotano le serate.
Il bancone del bar, dalle forme smussate e operante su diversi livelli risulta essere più basso rispetto al dj set; il gioco delle altezze è bilanciato con una bottigliera a sospensione.
il dj set, Interamente rivestito di lamiera stirata, come gli altri elementi, a seconda della luce ed a seconda della distanza dell’osservatore risulta essere un oggetto monolitico fasciato con un tessuto vibrante.
Ispirata dalle insegne luminose realizzate con centinaia di lampadine ad incandescenza dei primi del ‘900 è stata realizzata una parete definita “Chicago Wall”.
Questa parete, realizzata con circa 400 lampadine a bulbo si incurva all’interno del locale, lambendo la pista da ballo, seguendo l’andamento di tre diverse pareti. I giochi di luci realizzabili sono praticamente infiniti essendo le lampadine dimmerabili e cablate per poter essere utilizzate in sezioni singolarmente regolabili.
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