Atmosfera tropicale, materiali ricercati e dettagli sartoriali: un ambiente inaspettato in cui sofisticati interni tropical-chic accolgono un mixology bar e ristorante di cucina internazionale aperto di giorno e di notte che unisce personalità e gastronomia. Progettato dallo studio barese Diorama nel cuore della città di Molfetta, il BIT è un locale accogliente e informale, un luogo in cui raffinatezza e ricercatezza si combinano vivaci con il caldo gusto tropicale: le preziose superfici di ottone satinato, i pannelli in lamiera grecata dissimulati nel verde smeraldo, gli intrecci in rattan degli arredi, i dettagli botanici tra mobilia e frivolezza. All’interno di un antico edificio in pietra accuratamente ristrutturato, il locale si articola in tre distinti ambienti, differenti per dimensione, arredo e modalità di accoglienza, animati da dettagli speciali. La prima è la sala principale, in cui il bancone lungo dieci metri luccica protagonista tra ottone, lamiera e vetro, mentre a fargli da sfondo è un’elegante quinta in metallo nero e ottone, palcoscenico per oltre cento bottiglie a vista. L’atmosfera jungalow è completata da carta da parati e tessuti ispirati al mondo vegetale e animale accostati al bianco e nero dei pattern optical, dai disegni colorati e nostalgici dei neon realizzati su richiesta, ventilatori dalle linee essenziali e tanta vegetazione. Il secondo spazio è più compresso e raccolto, un’esplosione di colori mutuati dai vicoli dell’Avana in cui si respira un’aria più informale. La terza sala rende omaggio alla tradizione locale, le volte in pietra risplendono scenografiche mentre ancora una volta le folte piante verdi riempiono la scena assieme a specchi bruniti o deformanti, piatti ornamentali, grandi stampe tematizzate, lampade e cimeli provenienti da tutto il mondo. Grazie alla sinergia con abili artigiani locali, tutti gli arredi – dal bancone alla bottigliera, dai tavoli ai divani – sono stati realizzati su disegno dopo attenti studi di dettaglio. Per realizzare le lampade, gli architetti hanno recuperato i vecchi dischi in fibra di cocco – “fiscoli” – utilizzati per la torchiatura delle olive in Puglia, per farne grandi lampadari da soffitto o da parete, e hanno curvato lunghe strisce di ottone per farne scenografiche corone luminose. La creatività dell’architetto Serena L. Rosato, con la collaborazione dell’architetto Andrea Paone, ha dato vita a un progetto fresco e riconoscibile, funzionale ed esclusivo, in linea con la richiesta della committenza.
{{item.text_origin}}