Cenni storici
L’edificio del Casotto del Dazio detto “Madonnino scapato” è situato a Siena ai margini della città, sulla biforcazione della Strada di Fontebranda con la Strada di Pescaia, si tratta di una piccola costruzione in mattoni a doppio piano (piano terra + sottotetto) a pianta rettangolare con tetto a padiglione.
I prospetti sono definiti da lesene e da archi a pieno centro, sormontati da cornici concentriche in cemento, all’interno delle quali si aprono finestre e portefinestre rettangolari.
Fu edificato nella prima metà del Novecento (1927) quando il Comune di Siena ampliò la cinta daziaria della città per includervi gli abitanti dei suburbi di Camollia e di San Prospero, con il fine di effettuare una perequazione tributaria tra i numerosi abitanti dei nuovi sobborghi e la popolazione all’interno delle mura, migliorare il funzionamento del servizio daziario e incrementare le entrate comunali. La nuova cinta fu realizzata impiantando circa 5.000 metri lineari di rete metallica con partenza dall’attuale viale Don Minzoni, poco dopo l’incrocio con l’odierna via Bixio, fino a palazzo Diavoli e porta Laterina.
L’adeguamento della cinta daziaria rese necessaria la costruzione di tre nuovi uffici, posti nei pressi dell’ingresso dei varchi, ovvero quelli di viale Regina Margherita, di Palazzo Diavoli e del Madonnino scapato.
L’ultimo edificio avrebbe sostituito quello già esistente all’interno di porta Fontebranda, che era stato rinnovato pochi decenni prima in seguito all’ammodernamento dei macelli comunali.
La novità ebbe tuttavia effetto soltanto per tre anni, dato che nell’Aprile del 1930 si ebbe l’abolizione delle cinte daziarie stabilita a livello nazionale dal regio decreto legge 20 marzo 1930 n.141, con la sostituzione del dazio da parte delle imposte indirette sui consumi.
Il piccolo edificio mostra caratteri tipici dell’eclettismo del primo Novecento, caratteri che si riscontrano nei piccoli chioschi adibiti a bar, rivendita giornali od altro, come in questo caso, che ebbero diffusione nei nuovi spazi urbani o suburbani delle nostre città tra Ottocento e Novecento.
Il progetto architettonico
L’edificio, tuttora formalmente di proprietà del Comune, è stato alienato ed acquistato da un soggetto privato, che ha firmato un compromesso (vedi allegato 9) al fine di svolgervi la propria attività di agenzia immobiliare, anche se il cambio di destinazione viene richiesto da residenziale a commerciale, in quanto lo statuto dell’attività consente di operare anche in locali a destinazione commerciale.
Come si evince dalla complessa analisi e ricerca documentale effettuata, l’edificio ha subito nel corso egli anni notevoli cambiamenti che in parte ne hanno modificato l’impostazione originale, anche in virtù di destinazioni d’uso diverse. Risulta, pertanto, complesso definire una strategia di restauro che vada anche nella direzione della nuova destinazione, oltretutto diversa da tutte quelle finora avute. Dopo anche alcuni incontri con il funzionario della Soprintendenza, si è optato per una soluzione che ripristini, anche se non in modo filologico, viste le numerose lacune dovute alle progressive trasformazioni, le caratteristiche tipologiche e architettoniche originali.
Pertanto è stato deciso di liberare le quattro campate anteriori dalle tamponature che erano state probabilmente introdotte con la trasformazione dell’edificio in residenziale, con l’inserimento di quattro vetrate che tornano a simulare la loggia aperta con cui l’edificio era stato concepito. Il volume così generato risulta a doppio livello con l’inserimento di una scala in lamiera di ferro di forma elicoidale, completamente autoportante ed indipendente dalle murature dell’edificio che conduce ad un soppalco metallico, che consente di accedere al piano superiore della soffitta il cui solaio viene leggermente abbassato per consentire un migliore utilizzo dei locali sottotetto.
Al piano terra viene ricostruita una parte del muro esterno in mattoni con apertura con portafinestra ad arco, che chiudeva internamente la loggia a ricostituire il blocco murario esterno dell’edificio originario; tutte le altre murature in tramezzi non portanti, derivate dalle successive trasformazioni in residenziale, vengono demolite e ricostruire con pareti in cartongesso o di arredo, in modo da ottenere 4 piccole stanze di lavoro ed un bagno. Nella stanza di lavoro ricavata nella campata centrale del lato est, viene ripristinata la porta finestra originale, stamponando la parete in mattoni sotto l’attuale finestra per consentire l’accesso, adesso interdetto, al piazzalino triangolare esterno lungo Via Esterna Fontebranda. Questo accesso verrà dotato anche di rampa per l’ingresso dei portatori di handicap. Tutti i lunotti sopra finestre e portefinestre vengono stamponati e sostituiti con un infisso vetrato, come erano nell’edificio originale.
Tutti i locali ad ufficio e bagno saranno controsoffittati in gesso all’altezza di m.2,70 in modo che possano ospitare i corpi illuminanti e le griglie degli impianti di deumidificazione.
Nella parte a doppio volume viene realizzata una sala di attesa e accoglienza per i visitatori.
Al piano primo sono ricavate tre stanze a soffitta dove saranno collocati gli archivi dell’agenzia e un bagno. Le stanze che si affacciano sul doppio volume hanno una porzione di pareti vetrate in modo da favorire l’ingresso della luce naturale negli ambienti. La terza che non si affaccia sul doppio volume presenta un lucernario sulla falda nord, che peraltro è quella meno visibile. Il lucernario, di dimensioni cm. 80x80, sarà utilizzato anche per l’accesso al tetto nel caso che sia necessario per lavori o manutenzioni.
L’edificio viene dotato di riscaldamento a piastre radianti pertanto i pavimenti sono sostituiti con pavimenti in legno o pietra, le pareti esterne vengono rivestite da un cappotto interno per migliorare le prestazioni isolanti delle murature, gli impianti passano prevalentemente a pavimento ai margini delle piastre radianti, non sono tracciate le murature originali, ma soltanto le nuove pareti in cartongesso.
Esternamente il paramento murario in mattoni è in buone condizioni, sarà comunque integrato ove necessario; i resede sui lati Ovest e Est sono pavimentati con una pavimentazione in travertino per falda stuccato e bocciardato a sostituire le pavimentazioni in colata di cemento attuali.
Gli infissi sono in metallo di colore grigio antracite scuro, con doppi vetri termici basso emissivi. Nella prima campata vetrata ad Ovest viene ricavata una porta, sempre vetrata, per l’ingresso diretto nella sala di attesa.
Nella zona a doppio volume, arretrate rispetto alle vetrate, e quindi non soggette ad autorizzazione, vengono inserite 4 insegne a cassonetto metallico, di colore grigio scuro, come gli infissi, di circa 70 cm di altezza per la lunghezza della vetrata, con il logo e il nome dell’agenzia immobiliare. L’insegna sarà dotata di illuminazione interna di colore bianco per illuminare le scritte di notte.
Il solaio intermedio e il tetto saranno completamente rifatti visto le pessime condizioni in cui versano. Nello specifico il sottogronda orizzontale del tetto viene rifatto con gli stessi elementi lignei, mentre le falde del padiglione vengono ricostruite con struttura lignea principale e secondaria e con uno scempiato di mezzane, il tutto all’interno di una struttura metallica inserita nello spessore per rispondere ai dettami della Normativa Antisismica. Il tetto viene integrato con guaina impermeabile e pannelli isolanti di sp. di cm 10 circa, che determineranno un lieve innalzamento della copertura che risulterà comunque sostanzialmente invisibile in quanto coperta dal tratto di gronda orizzontale indipendente che come detto non riporterà alcun cambiamento. Le tegole marsigliesi originali, opportunamente integrate qualora ve ne siano alcune rotte, vengono ripristinate come elemento di finitura esterna del tetto.
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