Il Centro diurno dell’ANFFAS a Settimo San Pietro è un piccolo edificio, destinato ad accogliere attività di riabilitazione per persone con disabilità intellettive e relazionali. Nasce con un’ambizione, che è anche una necessità legata al suo uso: offrire complessive e specifiche caratteristiche di qualità dei suoi spazi.
Un luogo dove sia piacevole abitare per diverse ore al giorno – lavorare, imparare, giocare, mangiare, entrare in relazione con gli altri... – in ambienti gioiosi e luminosi, di grande chiarezza percettiva e distributiva, e con un forte e reciproco rapporto tra interno e esterno. Un’architettura che garantisca la possibilità di un uso amichevole, sicuro e al tempo stesso libero, nella quale razionalità costruttiva e tipologica permettano però di garantire efficienza energetica e standard prestazionali elevati, pur contenendo i costi di realizzazione e gestione.
Il contesto urbano in cui si colloca è quello di una periferia in fieri, in un piccolo centro periferico: una lottizzazione qualunque, di un qualsivoglia luogo, per piccole case unifamiliari isolate o a schiera. Qualche casa già in piedi, altre in costruzione, lotti ancora vuoti, a pelle di leopardo: una Babele di segni perduti.
La luce invece no, non è andata perduta. È quella di questi luoghi, limpida, mediterranea, decisiva. Collocarsi a richiudere il lotto, secondo il principio della casa a corte (seppure applicabile in modo parziale e imperfetto), è apparsa dunque l’unica soluzione possibile, sia per le ragioni legate all’uso specifico dell’edificio, sia per l’evidente difficoltà di rapporto con l’immediato contesto. Un’architettura introversa, che lavora con la luce e definisce al suo interno lo spazio aperto con cui relazionarsi e sul quale affacciarsi.
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