Nel 2014 Fondazione Camera sceglie l’ex Convento delle suore di San Giuseppe a Torino come sede del Centro Italiano per la Fotografia, incaricando Camerana di ripensare gli ambienti ottocenteschi e trasformarli in spazio espositivo contemporaneo.
Il progetto valorizza la struttura, vincolata dai Beni Culturali, tramite l’eliminazione delle superfetazioni e l’integrazione di elementi allestitivi. Alla base l’elaborazione radicale della funzione: esporre fotografie in uno spazio astratto libero da ogni riferimento formale. Il corridoio è affiancato da sette sale che vengono collegate tramite portali a creare un percorso continuo. Per l’allestimento sono impiegate lastre in cartongesso sospese, piani astratti che mettono in mostra le opere e mascherano gli impianti.
Elemento focale è il corridoio lungo quasi 70m, un piano espositivo continuo dove è inserita una parete di cartongesso che funge da acceleratore prospettico asimmetrico. Elemento scenografico di matrice barocca che maschera l’apparato decorativo di paraste e capitelli senza privare il visitatore della possibilità di conoscere la struttura esistente. Il gioco tra asimmetria indotta e simmetria immaginata è un segno innovativo del rapporto tra contemporaneo e storia.
Gli spazi sono uniformati dal colore bianco, un “non colore” universalmente codificato per l’esposizione. L’ambiente full white concentrato sull’esposizione a parete, risponde all’obiettivo di Camera: l’educazione allo sguardo. Il bianco delle pareti si confronta con la graniglia del pavimento, unico elemento che riporta il visitatore a terra e alla storia del luogo.
Il solo innesto materico contemporaneo è il vetro presente all’ingresso, come messaggio di accoglienza, e nelle due lastre nel pavimento che spingono il visitatore verso lo spazio espositivo.
La trasfigurazione degli spazi storici nel bianco delle lastre in cartongesso è la risposta alle necessità di Camera: l’architettura nasce dalle esigenze che diventano occasione di ricerca e innovazione.
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