La composizione dei prospetti, ai quali si limita il progetto, nasce dall’esigenza, da parte del committente, di reinterpretare compositivamente un capannone per la trasformazione delle carni in prodotti da salumificio (il cui progetto era stato frettolosamente ultimato per la richiesta di finanziamento) perché, vista l’alta visibilità dall’autostrada, diventasse vetrina per l’azienda. L’area sulla quale sorge l’azienda è infatti un promontorio particolarmente visibile da tutte le strade intorno, ed era volontà della committenza che questo nuovo edificio promuovesse l’azienda stessa, diventandone biglietto di presentazione per chi vi si imbatte più o meno per caso. Il progetto originario si era soffermato solo ed esclusivamente sulla funzionalità e sulla struttura, prevedendo un materiale non meglio identificato da mettere in opera a secco, con il solo scopo di non esporre le celle ad irraggiamento diretto, ed era infatti costituito da uno scheletro di pilastri HEA ed un tetto doppio spiovente che proteggesse le celle di lavorazione, con pochissime aperture verso l’esterno (nelle celle di lavorazione vanno rispettati protocolli sui cicli del freddo, e non vengono pertanto previste finestre se non in corrispondenza di pochissimi ambienti). La difficoltà pertanto consisteva nel dover “foderare” un edificio sproporzionatamente sviluppato in larghezza, quantomeno in proporzione all’altezza, senza poter lavorare sulla spazialità, o sui volumi, con un enorme spiovente aggettante rispetto al prospetto, aggetto ineliminabile, il cui occultamento era parecchio complesso, dal momento che in un’area fortemente ventosa, diventava fondamentale evitare l’effetto vela, inoltre la struttura era già stata progettata per carichi non superiori a quello proprio di progetto. Una prima fase, in cui si immaginava il tutto come uno zoccolo monolitico, ha portato ad una composizione caratterizzata da grandi portali, che smorzassero l’eccessiva lunghezza del prospetto, e che, nella soluzione di testa giustificassero la sagoma pentagona che caratterizza i prospetti corti, e che occulta la sagoma degli spioventi, senza dichiararne la motivazione. Inoltre i portali, variamente distribuiti lungo il prospetto principale, contribuiscono a spezzare la lunghezza dei brise soleil inclinati in modo opposto rispetto alla falda, che contribuiscono a rendere non visibile il tetto fotovoltaico anche dalla strada principale, sottomessa rispetto al padiglione. In una seconda fase della progettazione sono state inserite delle sporgenze ritmate, che unitamente al contributo del gioco d’ombre apportato dal brise soleil, rimarcano la dimensione verticale, restituendo una trama che ricorda quella di un codice a barre (l’azienda di allevamento e trasformazione ha anche un punto vendita interno) che richiama i colori della campagna dell’entroterra siciliano: il giallo del grano nel periodo che precede la mietitura, il verde dei germogli di grano e fieno in primavera, le tinte dei terreni aridi dopo la mietitura, il cinerino dopo la “vruscatura” dei campi, il verde tenue dei campi di trifogli dopo le grandi piogge, che tende a sbiadire verso il giallo quando più viene battuto dal sole, il verde scuro delle chiome degli alberi, il blu tendente al verde delle acque dei laghi e del fiume Dittaino che attraversa proprio quella valle, in pratica la palette dell’entroterra durante il variare delle stagioni.
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