Ante operam
Ante operam
L’edificio oggetto di retrofit tecnologico è una costruzione completata negli anni ottanta su progetto dell’architetto Michele Capobianco in una vasta area libera tra il centro di Lancusi e quello di Baronissi. Insieme all’insediamento di Fisciano, distante alcune centinaia di metri, i due campus nascono ispirati da una nuova concezione dell’architettura universitaria che in quel periodo sembrava l’unica possibile. «La nuova Facoltà di Scienze della valle dell’Irno – scrive Capobianco - si pone all’interno di un discorso di revisione critica della struttura universitaria, qualificando i suoi rapporti con il territorio e con la globalità dell’insegnamento universitario. Metodologicamente si è ritenuto di dover perciò superare l’analisi di Facoltà diverse in edifici diversi, sia per attivare le relazioni fra le diverse discipline, sia per garantire attraverso l’individuazione di spazi funzionali omogenei, la flessibilità delle strutture alle diverse direzioni della ricerca, non sempre prevedibili, evitando una meccanica ripetizione di elementi chiusi, che condizionerebbe le possibili relazioni disciplinari». Michele Capobianco, in L’architettura cronache e storia n. 293 marzo 1980.
Con questa impostazione di base il nuovo edificio nasce come un unico grande open space e in particolare: «I Laboratori di Medicina e Chirurgia a Lancusi – racconta Enrico Sicignano in un suo recente scritto - … sono un corpo di fabbrica stretto e allungato, composto di un solo livello realizzato con struttura mista in acciaio e conglomerato cementizio armato. Singolare è la copertura costituita da una successione di elementi prismatici in struttura metallica di sezione romboidale, posti e orditi in maniera diagonale rispetto ai lati lunghi dell’edificio». Enrico Sicignano, I Campus di Fisciano e Lancusi, Gangemi, Roma, 2011, p.116.
Il progetto di retrofit riconosce il valore architettonico del fabbricato ma deve fare i conti con due fattori rilevanti sollevati dai ricercatori che usano quotidianamente il fabbricato: il primo riguarda la non attualità dell’open space per l’organizzazione di laboratori che utilizzano macchine rumorose, reagenti pericolosi e altre risorse che rendono impossibile la condivisione dello spazio; il secondo riguarda il pregiudizio che la copertura vetrata arreca al comfort termo igrometrico degli spazi sottostanti soprattutto nei mesi caldi. Il progetto ha quindi dovuto modificare questi due dati dell’impostazione originaria introducendo un controsoffitto nei laboratori capace di ridurre al minimo la promiscuità tra ambienti limitrofi e tompagnando i prismi di copertura con lamiere coibentate in modo da mitigare l’effetto serra all’interno. A parte questi due modifiche, resesi necessarie a causa dei cambiamenti della domanda funzionale da parte degli utenti, l’intervento si connota come un retrofit tecnologico molto attento ai valori architettonici dell’edificio preesistente. Non è stata modificata, quindi, l’originaria tipologia strutturale del fabbricato con la sua griglia di pilastri in calcestruzzo armato e con travature reticolari ruotate a 45° rispetto alle giaciture principali e non è stata modificata l’immagine complessiva con il corpo basso lineare sormontato dalla sequenza di lunghi prismi metallici a base quadrata, anch’essi ruotati di 45° rispetto alla verticale.
Year 2014
Work finished in 2014
Main structure Mixed structure
Client Università degli Studi di Salerno
Contractor Brancaccio Costruzioni Spa
Cost € 3.655.586
Status Completed works
Type Colleges & Universities / Research Centres/Labs
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