Masseria Torrepietra si colloca all’interno di un agro di circa tre ettari circondato da ulivi secolari, situato nell’immediata periferia sud di Monopoli. Il nucleo storico, una tipica masseria pugliese risalente al 1890, utilizzato dalla Proprietà per accogliere prevalentemente banchetti nuziali, è il fulcro attorno al quale si snodano tutti gli altri corpi di fabbrica, compreso il blocco turistico-ricettivo oggetto dell’intervento di riqualificazione.
Si tratta di uno dei due edifici su due piani, realizzati ex-novo a partire dal 2009, con l’intento di ampliare e diversificare l’attività imprenditoriale, inizialmente a carattere tipicamente familiare, per raggiungere poi in prospettiva una dimensione qualitativa di eccellenza anche nel settore alberghiero, con un’impronta più spiccatamente manageriale.
Il corpo di fabbrica, un parallelepipedo di dimensioni 36,10mx8,10m su cui nei primi mesi del 2018 è stato effettuato l’intervento di ristrutturazione, è stato originariamente realizzato su un telaio strutturale in cemento armato mentre, per le tramezzature e il rivestimento perimetrale, è stato utilizzato un tufo locale, in modo da favorire una certa continuità stilistica con le preesistenze storiche.
Le nove camere al piano terra e le cinque al piano primo, raggiungibili mediante un corpo scala esterno, così come si presentavano dopo circa un decennio e prima del restyling, necessitavano di un nuovo ripensamento stilistico (il preesistente era di stampo rustico-vernacolare appesantito da una serie di rimandi e superfetazioni non sempre in dialogo tra loro), oltre che di un urgente intervento sul sistema di isolamento acustico, allora pressoché inesistente (in particolare, tra un alloggio e l’altro e tra la porzione superiore e quella inferiore dell’edificio). Inoltre, il sistema di condizionamento caldo/freddo, così come richiesto dalla Proprietà, doveva essere rivisto eliminando dalla logica complessiva dell’arredo, la presenza ingombrante e antiestetica del convettore a parete.
Fermo restando l’obbligo burocratico di non intervenire sulle aperture dell’edificio, determinando così il vincolo di mantenere il numero degli alloggi invariato, la Committenza ha posto come obiettivo principale dell’intervento quello di individuare le diverse tipologie di alloggio in base alla conformazione e alla grandezza della camera, in modo da stabilire una nuova e più efficiente strategia di marketing. In questo senso, ne sono state individuate e poi realizzate tre: la Junior room, la Superior room e la Suite room. E poi, in un secondo momento, quello di riqualificare quelle stesse camere fornendogli una nuova identità, più contemporanea e di design, senza tuttavia mai tralasciare i rimandi al contesto in cui erano inserite: la masseria signorile.
In questo senso, dunque, si inserisce l’uso del colore bianco su tutte le pareti e i controsoffitti (scialbato a calce sulla parete in tufo, quando si è trattato di intervenire sulle superfici esterne; a “guscio d’uovo” quando applicato alle testate dei letti in muratura delle cinque camere al primo piano), la realizzazione di alcuni letti in muratura, la proposizione in chiave moderna del tema della “nicchia”, l’uso di materiali di finitura tradizionali come il legno, il metallo brunito degli arredi, il lino chiaro delle tende, e delle stesse cementine che un tempo caratterizzavano gli spazi più importanti del piano padronale. Una dicotomia, quest’ultima, ottenuta mediante l’utilizzo di piastrelle decorate dalla collezione “Azulej” della Mutina: elementi modulari applicati in diversi pattern sulle testate dei letti delle camere al piano terra, nonché nel rivestimento parietale dell’open plan bathroom, realizzato in tutte le camere come nastro di collegamento del bagno con la zona notte. Quella stessa dicotomia che aspira, peraltro, a diventare essa stessa generatrice di arredo, come quando le cementine vengono applicate sulla base dei posavaligie in muratura nelle Junior Room e nella Suite Room, e sulle antine delle casseforti a parete. Il risultato finale è una forte e caratterizzante matericità che riporta alla classicità di certi pavimenti antichi in ceramica, tipici delle ville di pregio del territorio circostante, unita ad una nuova spazialità protesa a fondere nell’ambiente tutti gli elementi e tutte le funzioni. Un’open-space rimarcato sia dall’eliminazione del classico oggetto-armadio, sostituito per contrappunto da una funzionale appenderia metallica in sospensione, quanto dall’elemento tv, anch’esso sospeso al soffitto in modo da liberare ulteriormente lo spazio di fruizione.
Altro tema fondamentale, se non il concept progettuale di partenza, è quello della reinterpretazione dell’alcova: nelle masserie pugliesi, uno spazio intimo e limitato, concentrato tra il letto e le pareti intorno, come una grande nicchia. Ora, nelle quattordici camere dell’hotel, uno spazio impreziosito dall’inserimento a pavimento di una pedana in legno che dà calore e intimità alla zona notte, ricontestualizzando altresì i livelli planimetrici: lo spazio sopraelevato del letto sempre in comunicazione con il bagno a pianta aperta, e quello in prossimità dell’ingresso, adesso più in basso di quindici centimetri. La stessa pedana che, quando inserita nell’unica suite dell’albergo, acquista ancor più valore attraverso l’utilizzo di un parquet in rovere di Fontaines, collezione 11 della Listone Giordano: listoni incisi al laser a formare grafiche e decori sempre diversi, come una scultura su pavimento.
Il tutto proteso a ricreare un’architettura emozionante ma rigorosa, basata sempre e comunque sul binomio design-tradizione, decisa a far coesistere l’artigianalità di alcuni complementi d’arredo progettati a misura, con l’estetica più urban delle sedute collezione NewYork della Saba; oppure, sempre in linea con lo stesso tema, facendo dialogare i tagli netti e lineari della retroilluminazione posta sulle testate dei letti e al livello delle pedane, con quella decorativa e decisamente più sobria delle lampade a led a bulbo, sospese sul salotto e sugli specchi dei bagni. Il tutto finalizzato a non sottovalutare mai la parte funzionale del progetto, attraverso la realizzazione di controsoffittature lineari atte ad accogliere al proprio interno il nuovo sistema di aerazione caldo/freddo, e a smistare l’illuminazione puntuale per mezzo di faretti a incasso a led. Per di più, nel solco della tradizione delle masserie pugliesi, si sono utilizzati faretti a parete Simes su tutte le aperture dell’edificio e all’interno dei numerosi comignoli sul tetto, esaltando in tal modo, in notturna, i vuoti geometrici rispetto al pieno materico dell’edificio.
Grande attenzione è stata posta, quindi, all’aspetto illuminotecnico dell’edificio che in particolare, all’interno delle camere, oltre a beneficiare del già menzionato sistema di corpi illuminanti a led, si avvale, anche se in misura decisamente minore, della luce naturale che filtra dall’unica finestra posta in prossimità del letto, e dalla porta di ingresso. Quest’ultima, così come la totalità degli infissi apposti alle finestre, è di nuova e originale fattura: un telaio in pvc in essenza legno, ridotto al minimo dall’inserto di una lastra di cristallo trasparente. Una porta-finestra, quindi, che consente di aumentare considerevolmente la luminosità della stanza e che, quando richiede il ripristino della privacy del cliente, usufruisce di un sistema di tenda scorrevole progettata a misura sullo stesso telaio.
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