Una telefonata inaspettata, in cui una giovane coppia mi chiede di visionare alcuni immobili di famiglia per decidere dove impiantare la casa coniugale, è questo il punto di partenza dell’INTERNO TD.13. Dopo diversi sopralluoghi in vecchi appartamenti di tipologia comune per la zona, quasi per caso, m’imbatto nel sottotetto della villa unifamiliare residenza della committente. Mia la volontà, dettata da un interessamento istintivo, di usare questo piano mai concluso come luogo da cui ricavare la loro casa. Solo dopo aver presentato diverse ipotesi di progetto, la committenza accetta l’idea che questo spazio, apparentemente lontano dalle loro esigenze, sia il lungo giusto da destinare alla loro residenza.
Un piano mansardato con una superficie interna di circa 72 mq e lunghi balconi coperti per una superficie totale di circa 37 mq, sono il “foglio bianco” da usare per disegnare un interno che possa soddisfare le esigenze abitative della coppia. Si dà inizio cosi a una rivoluzione del piano, che punta a inglobare parte della superficie esterna allo spazio interno. Decido di annettere l’ultima rampa del corpo scala all’appartamento, per offrire un punto di vista inaspettato alla casa, spostando l’ingresso a un livello sottostante rispetto alla quota del piano mansardato. Dal desiderio di avere una buona illuminazione naturale nasce l’idea di eliminare parte della tompagnatura esterna per lasciare spazio ad ampie vetrate che illumineranno l’area giorno. I 72 mq della superficie interna iniziale si trasformano ben presto in 105 mq, usati per uno schema di ripartizioni interne, nato dallo studio delle esigenze della committenza.
Il pianerottolo e la rampa di scala si trasformano nell’ingresso alla casa, dando accesso all’area giorno composta di salone, cucina e un bagno con annessa lavanderia; all’alternanza dei due materiali scelti per la pavimentazione, grandi lastre in calacatta e parquet industriale in rovere, il compito di distinguere le diverse funzioni. Lungo le pareti perimetrali sono collocati arredi a scomparsa, studiati per rispondere a richieste specifiche della committenza e caloriferi collocati nella profondità delle pareti, per non intaccare la purezza del bianco che domina l’interno. Incavi, arricchiti da mensole “galleggianti” in vetro, offrono invece lo spazio a oggetti provenienti dai loro viaggi. Una parete/separé con ambi scorrevoli in vetro scherma il disimpegno che dà accesso all’area notte, dove viene riportato sia il basamento in calacatta che i sistemi di mensole che caratterizzano l’area giorno, per sottolineare la volontà di concepire questo spazio come un prolungamento della stessa.
L’area notte pavimentata con l’industriale in rovere, è composta di due camere, cabina armadio e bagno. La camera matrimoniale è l’ambiente di maggiori dimensioni, dove una “festosa” carta da parati sottolinea la parete del letto, mentre uno specchio scorrevole dà accesso all’annessa cabina armadio; entrambi gli ambienti si affacciano sul piccolo balconcino coperto che garantisce uno sfogo esterno. Il bagno a servizio di entrambe le camere fonde la modernità di lastre in kerlite, usate come pavimento e rivestimento doccia, con piastrelle diamantate memoria delle decorazioni dei primi dell’900, che concedono un atmosfera’ retrò, presente nei ricordi d’infanzia della committenza. La camera destinata alla futura prole, dove giochi di colore enfatizzano un doppio ingresso che lascia incavi laterali destinati a librerie, conclude l’area notte.
Si tratta di un interno segnato da lunghi tempi di lavorazione, continui cambi di maestranze e incertezze sul raggiungimento dell’obiettivo, difficoltà oggettive legate al contesto sociale in cui l’intervento è realizzato, spingendomi a difendere con tenacia il progetto con un risultato che oggi riesce bene a far dimenticare le peripezie del percorso di realizzazione.
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