Concept_
Il collettivo Macrohabitat è un esperimento di fusione di esperienze, storie dell'uomo e dell'abitare la terra e opera con architetti, artisti, designer, giardinieri, cuochi, contadini, che ruotano intorno alla cultura dell'eco-sostenibilità, del consumo consapevole e dell'etica.
Il contesto di riferimento è quello dell'Italia “interna”, “dimenticata” e “depauperata” dal racconto “URBANO”. [ri]cordareè un riappropriarsi del concetto di bene comune del paesaggio, attraverso un'azione comune, un tentativo di costruzione di alternative possibili ai nostri stili di vita, con il contributo di differenti conoscenze e competenze, un portare in questi luoghi l'innovazione che sta “accadendo” altrove, una richiesta di asilo per chi sviluppa riflessioni e azioni finalizzate a disegnare nuovi strumenti e costruire percorsi di senso.
Proponiamo un’azione politica, una dimensione collettiva del progetto per sviluppare e generare un processo di riattivazione della creatività, della conoscenza dei luoghi. Una comunità di cambiamento che dia vita a filiere temporanee, connessioni aperte sul mondo, costruzione di reti in modalità coworking. Dimensione fisica che dialoga con quella sociale coinvolgendo le comunità dei borghi del Monte Bulgheria e delle aree limitrofe. La nostra azione è un intervento di orditura e ricucitura delle antiche memorie dei luoghi del Cilento. La scelta di integrare i tre temi, percorsi lenti, abitare la notte e rigenerare gli jazzi, senza soluzioni di continuità concettuale e fisica, è la dorsale del progetto [ri]cordare, dove ogni tema diviene la soglia di quello che lo segue o lo precede. La lentezza dei percorsi viene scandita da un sistema di misurazione del tempo e delle distanze in passi, e i camminanti abitano la notte lungo sentieri luminescenti che conducono agli jazzi rigenerati da una storia che si è [s]cordata di loro.
Obiettivi_
Il progetto [ri]cordare intende: sviluppare una cultura dell’educazione alle opportunità del territorio attraverso l'attivazione e la diretta esperienza; recuperare la memoria, materiale e immateriale; riattivare i punti di connessione tra paesi, tratturi e pascoli montani delle comunità coinvolte del Monte Bulgheria e aree limitrofe mettendoli a sistema e ridefinendo il sentimento di una identità frammentata; rileggere il rapporto tra paesaggio e sviluppo con processi che partono da una visione romantica del concetto di paesaggio fino ad arrivare a nuovi modelli di rigenerazione dello stesso, fisico e sociale, passando attraverso la realizzazione di un ECO_HUB diffuso tra i borghi del Monte Bulgheria, un incubatore di comunità che offre una opportunità di attivazione a chi decide di salire a bordo, aprendo uno spazio di confronto pubblico sul futuro del patrimonio comune dismesso o in disuso nelle nostre comunità; aumentare le opportunità per il territorio e promuovere il bene comune, un intervento che temporaneamente o stabilmente entra nella possibile geografia del cambiamento, tanto da catalizzare l’attenzione e favorire il coinvolgimento del capitale umano; impostare una strategia di sviluppo basata sull’accoglienza in itinere, poiché gli jazzi saranno, negli anni, in continuo cambiamento rispetto alle sensibilità dei camminatori che potranno interagire con le strutture, lasciandone traccia; riabilitare l’arte della canapa potenziandone la filiera campana attraverso la formazione in tutte le fasi della filiera e la nascita di micro imprese; potenziare il concetto di autocostruzione rivolto non solo alle comunità di persone ma soprattutto alle istituzioni: borghi, Comuni, Provincia e Regione Campania per avviare un processo che le porti alla redazione di linee guida sull'autocostruzione; realizzazione di una residenza artistica permanente diffusa che accolga, periodicamente, progetti coerenti sui temi dello sviluppo sostenibile.
Descrizione dettagliata dell’idea_
L’utilizzo fisico e simbolico della corda di canapa sintetizza e tiene assieme i temi che misurano e conformano [ri]cordare. Progetto tenuto a memoria di luogo, come corda che conserva memoria della tensione, del limite, dello strappo, passo dopo passo. L’intervento si s.noda attraverso i temi dei percorsi lenti, dell’abitare la notte e della rigenerazione degli jazzi.
[ri]cordare parte dai percorsi lenti associati ad una nuova forma di esperienza del tempo: l’utilizzo del sistema di misurazione delle distanze in passi (sistema ideato da Tony Ponticello alias Mister Time, artista multimediale campano, e attuato nella prima mappa stepping al mondo: Procida a passi).
Tutti i percorsi della rete sentieristica rilevata dalla comunità montana e quelli individuati naturalmente sono ritmati da ricoveri temporanei per camminatori, uno ogni 500 passi (1Km). I ricoveri (tav_1) sono caratterizzati da strutture composte da: una stele realizzata in agglomerato di pietre, recuperate all’esterno delle aree degli jazzi, e malta a base di calce; corde e reti di canapa dismesse, recuperate dalle zone di mare a valle degli jazzi (Marina di Camerota); travi di legno provenienti dalla rimozione delle coperture degli jazzi.
Altre stele sono collocate ad ogni partenza e arrivo dei percorsi e in ogni luogo che ospiterà i workshop di seguito raccontati.
Le stele, a memoria di quelle romane, dei cippi e dei pilastri presenti all’interno degli jazzi, recuperano la narrazione sul/del territorio fungendo da info-point interattivi multimediali. All’interno di ogni stele viene inserita una piastra riportante un QR Code che rimanda a pagine interattive e fornisce al camminatore informazioni sui luoghi utilizzando il proprio smartphone. Un esempio di utilizzo di linguaggi innovativi che coniugano il recupero della memoria e della contemporaneità.
L’esperienza dell’abitare la notte comincia lungo i percorsi lenti che si manifestano al calare del sole attraverso l’inserimento, nella stele e in altri punti dei percorsi, di sassi foto luminescenti (ciottoli di vetro-riciclato fotoluminescenti).
Rigenerazione degli jazzi. L’intervento rappresentato viene proposto per lo jazzo della Cropana, secondo un modello replicabile sugli altri tre.
Da un’analisi dello stato dei luoghi appare evidente in primo luogo mettere in sicurezza la struttura per poterla fruire al suo interno. Partendo dalla suggestione di non chiudere il luogo-jazzo in un’idea finita, dove il camminatore diventa passivo rispetto alla memoria, abbiamo fondato l’intervento sul concetto dell’in_attesa, dell’in_completo, dell’open source.
Le coperture esistenti vengono rimosse e la loro memoria viene affidata ad un ordito in corde in canapa. La nuova struttura crea suggestioni inaspettate e invita il camminatore a entrare in simbiosi con essa. Con un semplice gesto, il camminatore partecipa all’opera improvvisando un riparo provvisorio adagiando sulle corde il suo telo di viaggio, oppure continuando ad intrecciare corde in canapa rese disponibili all’interno della struttura, meditando e ristorandosi all’interno dell’hortus conclusus (tav_2).
Il processo open source del progetto [ri]cordare ha nella sua fase di realizzazione la sua anima. La dimensione collettiva, fisica e sociale trova spazio nell’individuazione di luoghi idonei ad ospitare i workshop durante i quali saranno realizzati tutti gli elementi del progetto: Borgo di Bosco, Borgo di Scario, Camerota, Borgo di Camerota, Palinuro e nel Borgo medievale disabitato di San Severino di Centola. La zona del Monte Bulgheria viene coinvolta in questo processo di autocostruzione nell’ottica di una rigenerazione del paesaggio fisico e sociale.
Saranno utilizzati come strumenti di attivazione del processo di autocostruzione gli “HACKATON” (termine nato dalla composizione di: hack e marathon, partendo proprio dal virtuosismo informatico promosso dagli hacker). Gli eventi ai quali partecipano a vario titolo, esperti di diversi settori e discipline sul tema proposto, divengono un'occasione per mettere a confronto le comunità interessate a progettare e sviluppare azioni concrete di implementazione.
L’idea progettuale prevede il ripristino degli interni degli jazzi con la posa in opera di intonaci a base di terra cruda e protetti da uno scialbo a base di calce, e realizzazione della pavimentazione in coccio pesto recuperando terra delle aree adiacenti gli jazzi.
Tutti gli elementi utilizzati nel processo di autocostruzione contengono al loro interno la canapa.
La scelta non casuale di utilizzare questo materiale è stata fatta considerando come in tutte le sue fasi, dalla produzione alla trasformazione, la canapa possa divenire, in quanto attivatore di comunità e reti territoriali, un potenziale volano di ripresa di una economia circolare.
Fattibilità tecnica_
La fattibilità tecnica del progetto [ri]cordare pone le basi per avviare una sperimentazione in tale senso. Le opere non saranno realizzate da imprese o aziende specializzate, ma dai coworkers partecipanti ai workshop di autocostruzione, guidati dal collettivo macrohabitat e dalle maestranze artigianali delle comunità del Monte Bulgheria: pescatori, maestri d'ascia, artigiani della pietra e del legno. Riattiveremo le antiche tecniche dei composti in pietra e malta a base di calce, del cocciopesto e degli intonaci a base di terra e paglia, le tecniche dei cordai e dei pescatori di Marina di Camerota(recuperando la tradizione della battitura del libano, una corda vegetale ottenuta intrecciando un’erba resistente raccolta lungo la costa). Tali sperimentazioni sono nelle “corde” di macrohabitat, avendo già realizzate azioni in diversi contesti nazionali e internazionali.
Sistemi a secco e tecniche miste non richiedono un alto grado di specializzazione ma una disponibilità a mettersi in gioco e a “metterci le mani”. Ogni elemento del progetto avrà uno schema tecnico di partenza e sarà la sensibilità creativa e tecnica, la voglia di sperimentare di ogni coworker che implementerà il sistema costruttivo coerente con il contesto di riferimento. Ognuno porterà il proprio fare in una visione open source.
operatori: tonio giordano_vittorio dell'edera_stella spinelli_massimo romanazzi
{{item.text_origin}}