Villa Angaran San Giuseppe è la prima Villa Veneta, tra le 4238 catalogate da IRVV, destinata all'inclusione sociale e allo sviluppo di cittadinanza.
Commissionata nel XVI secolo dal grande Conte Giacomo Angaran del Sole (destinatario dei Quattro Libri dell’Architettura di Andrea Palladio), Villa Angaran San Giuseppe è oggi proprietà dei padri Gesuiti. Dopo quasi 90 anni di esercizi spirituali (iniziati nel 1924), la struttura ha chiuso i battenti, entrando gradualmente nel dimenticatoio dei bassanesi, che per anni non hanno frequentato i suoi 4 ettari di parco (l’area verde più grande a ridosso del centro storico) né hanno goduto della sua dimenticata meravigliosa facciata cinquecentesca. Tra il 2014 e il 2015 la proprietà, attuando il monito di papa Francesco di “non occupare spazi, ma sviluppare processi” affida l’intero complesso monumentale a Rete Pictor, consorzio di cooperative sociali bassanesi, che avvia un progetto innovativo di riqualificazione dello spazio per finalità inclusive: un progetto in cui il valore del bene culturale si unisce al contesto di grande bellezza, animato da una fervente fabbrica di valori etici.
Nel 2015 si incarica quindi il giovane ingegnere edile-architetto Tommaso Zorzi di coordinare il progetto di recupero, occupandosi sia dell'aspetto tecnico progettuale, che, via via, del processo partecipativo/culturale necessario per fare della Villa un bene comune aperto a tutti: un luogo in cui persone con vulnerabilità e disabilità incontrino cooperative sociali, imprese e aziende del profit, cittadini e turisti.
Lo scopo è trasformare la Casa di Esercizi Spirituali appena chiusa in un polo sociale multifunzionale che accolga le seguenti strutture: un centro diurno per persone con disabilità, una comunità diurna per minorenni, un bar-trattoria, una struttura ricettiva con 30 camere da letto, uno spazio per eventi e workshop aziendali, un centro di meditazione. Parte del progetto è anche il restauro e l'apertura ad uso collettivo del grande parco storico, e l'attivazione agricola del vigneto e degli orti. Si forma un pool variegato di professionisti provenienti da percorsi accademici molto differenti (statistica, filosofia, pedagogia, scienze forestali, economia, marketing, sociologia, psicologia) e da metà 2016 si aggiunge al team l'architetta spagnola Virginia Antoranz, che diventerà progettista principale e direttrice lavori.
L’operazione di restauro e riuso della Villa si ispira alla lezione decennale di Roberto Pane, secondo cui “la tutela dei siti e dei monumenti non si enunzia più come un compromesso con il passato, ma come un nuovo programma per il futuro, atto a costruire una nuova qualità della vita che va riconosciuta come condizione indispensabile per il manifestarsi di un’arte che non voglia ridursi ai puri formalismi, ma aspiri ad una piena partecipazione sociale, a vantaggio degli uomini” e alla sentenza autorevole di Salvatore Settis per cui “non c’è bellezza senza responsabilità e senza storia; e la storia come narrazione del presente impone responsabilità non solo descrittive ma etico-politiche”. Il progetto si inserisce nell'ambito del "taking care in architecture" promosso in particolare dalla biennale 2016, e si sviluppa all'insegna della Kalokagathia in un duplice senso: la bellezza del luogo deve sviluppare l'etica delle persone che lo attraversano, e l'etica del progetto deve contribuire ad aumentare la bellezza delle attività che si svolgono e gli spazi del monumento stesso.
Nel 2016 si vvia il cantiere, con i lavori per l'adeguamento degli spazi più ampi e magnificenti della Villa a strutture sociosanitarie: al piano terra un centro per 20 persone con disabilità grave e al piano primo e secondo una comunità diurna per 10 adolescenti in situazione di vulnerabilità. I lavori si concludono in un anno e nell'inverno 2017-2018 si avviano le due strutture sociosanitarie. Si procede quindi con le opere necessarie alle imprese sociali: si realizza una trattoria all'interno della barchessa, con 50 coperti, e si adeguano gli spazi per la struttura ricettiva da 30 camere, ossia reception al piano terra, spazi colazione al piano primo e camere da letto al secondo e terzo piano. Sempre tra il 2017 e il 2018 si realizzano le opere nel parco esterno, con l'identificazione degli spazi per gli orti, il restauro filologico del giardino storico (usato da maggio a settembre come giardino estivo per attività di somministrazione e spettacolo), e la creazione di un'area bimbi protetta, denominata "FeliceMente Fuori" realizzata soltanto con elementi naturali, e annulamente deperibile e ricostruibile. Nel 2019 si terminano le opere di abbattimento delle barriere architettoniche, di adeguamento delle camere da letto, di apertura di un sentiero natura lungo il fiume. L’investimento ha richiesto un milione di euro proveniente da fondazioni private.
Pur con ulteriori sviluppi progettuali in cantiere, Villa Angaran San Giuseppe è oggi un fiorente centro di vita comunitaria, in cui strutture sociosanitarie convivono e si contaminano con imprese sociali di grande qualità. E lo scopo delle imprese, oltre al sostentamento e alla promozione dell’intero progetto, è quello di inserire in percorsi di tutoraggio formativo, persone con vulnerabilità provenienti da differenti percorsi di reinserimento sociale: donne vittime di violenza, adulti in disoccupazione pluriannuale, adolescenti in situazione neet, persone in ambito di richiesta d’asilo, adulti e minorenni con disabilità fisica, psichica, cognitiva, persone ex carcerate o detenute in sconto di pena. Un ambiente attivo e variegato, in cui la qualità del servizio si costruisce assieme alle persone più difficilmente impiegabili, che grazie al contesto di enorme bellezza e alla differente provenienza dei clienti, vivono un’esperienza altamente professionalizzante.
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