Il progetto di restauro della Ca Brutta è stato ideato e condotto nell’ambito della cultura della conservazione che attribuisce medesima importanza all’aspetto formale e a quello materico dell’architettura non trascurando l’effetto del tempo che stratifica eventi, significati e fatti.
Una conservazione concreta, pragmatica, molto calata nella realtà ma contemporaneamente di solidi principi culturali. In quest’ambito si è riconosciuta massima importanza sia alla conformazione architettonica generale dell’imponente architettura, cioè al visibile, sia alla sua fisicità cioè al non visibile, che è data dai materiali costruttivi e dalle particolarità strutturali.
Altro aspetto non secondario è stato la valutazione del fattore tempo che se da un lato ha indubbiamente storicizzato tutto conferendo la patina dell’invecchiamento dall’altro ha combinato anche parecchi guai. Il tentativo (perché di tentativi si tratta in quanto il restauro non è una scienza esatta) è stato quello di trasmettere al futuro e ai fruitori il maggior numero di significati culturali che la Ca Brutta contiene gelosamente in sé.
Il progetto è stato quindi basato su una corposa conoscenza preliminare che ha approfondito la materia dell’edificio in ogni sua articolazione e in ogni suo dettaglio, studiando ciò che spesso è trascurato e sostituito quali le pellicole pittoriche nei loro anche contraddittori accostamenti, gli intonachini tinteggiati in pasta, gli intonaci monostrato e le loro tecniche di rifinitura superficiale, i materiali lapidei e le loro tecniche di posa in opera, i pavimenti, i rivestimenti, ecc. per finire con l’amianto che caratterizzava non solo la maggior parte delle copertura ma anche tutte le scossaline e gli sporti delle facciate e quindi l'architettura stessa.
Gli interventi sulle facciate sono iniziati con il consolidamento delle parti in fase di distacco nonché la rimozione delle parti decoese e non mantenibili. Si è poi proseguito con la pulitura, tramite microabrasivatura ad umido, a volte con l'ausilio di un depolimerizzatore, e successiva asportazione con acqua ed inerti. Il sistema utilizzato ha dato buoni risultati nel livello di pulitura in tutti i piani e per tutte le finiture.
Per quanto riguarda le lacune degli intonaci colorati “in pasta” sono state messe a punto delle campionature con miscele di legante e inerte simili agli originali e successivamente si è proceduto con velature ai silicati; la stesura delle velature è stata pensata e voluta non come operazione generalizzata di rinnovo ma come fase importantissima di conservazione. Per l’impatto che l’operazione aveva sull’immagine esterna del complesso la velatura si è affidata a restauratori esperti che con grandissima attenzione hanno trattato tutte le superfici. Su tutti i prospetti è infine stato steso un protettivo silossanico, oltre al protettivo antigraffiti.
Gli interventi tecnici di conservazione e di bonifica delle lastre ondulate di amianto presenti sui prospetti, generalmente collocate in prossimità delle fasce marcapiano dei piani superiori, hanno previsto il trattamento in opera attraverso l’applicazione di particolari cicli di resine U.V. resistenti, penetranti, consolidanti, antivegetative, filmogene, autolavanti, che hanno ripristinato l'integrità superficiale e hanno inglobato le fibre di amianto in fase di distacco.
L'intervento di incapsulamento è stato eseguito attraverso l'applicazione di appositi impregnanti che penetrano all'interno del materiale e determinano l'aggregazione delle fibre di amianto all'originario supporto cementizio. Un successivo strato di materiale ricoprente, ha protetto il tutto e ha garantito il ripristino e il rafforzamento dei requisiti meccanici. Infine uno strato elastico è servito per garantire la durabilità e la stabilità dell’intervento.
Il progetto esecutivo è stato elaborato nel 2012, successivamente è stata predisposta la gara di appalto che prevedeva fin da subito di suddividere il cantiere in 4 lotti, la cui scansione è stata dettata non solo da istanze logistiche ma anche da esigenze legate all'utilizzo del complesso. I fabbricati sono infatti occupati sia da residenze tutte abitate, sia da uffici, sia da ben due ambasciate ognuno con le immaginabili problematiche di sicurezza, di accessibilità, di vivibilità soprattutto nei periodi estivi. Ogni singolo lotto è stato studiato per non occludere mai ciascuna unità in modo completo.
Il cantiere è iniziato a settembre 2013 ed è proseguito senza soluzione di continuità fino ad oggi. Ogni singolo lotto ha avuto una durata dai 6 ai 9 mesi. La fine dei lavori è avvenuta a fine febbraio 2016, rispettando appieno il cronoprogramma di progetto nonostante avversità atmosferiche e imprevisti di cantiere che come si può immaginare sono stati quotidiani.
{{item.text_origin}}