Qui si parla della mia casa e del mio studio. Qui si parla di un progetto personale cominciato dopo un incontro di un giorno di inizio estate: l'appartamento era buio, triste come sanno esserlo solo certi luoghi decadenti o decaduti, però seducente, mal distribuito, un pò trasandato comunque colmo di risorse. Echi di Marlon Brando nell'ultimo tango.
Che emozione, nel buio, scoprire dal terrazzo lo splendore del giardino, trovarlo senza immaginarne l'esistenza dall'ingresso sul fronte strada, caos e serenità; che emozione avere già chiara nella mente la risoluzione: catturare tutta la luce di quel giardino, portarla fino al cuore della casa insieme alla meraviglia di un verde come dipinto.
E' bastata una mezza giornata per il progetto e, al contrario del solito, nessuna variante, nessun ripensamento, la prima idea realizzata.
L'appartamento è stato, fino a dove fosse possibile farlo, dilatato, demolendo gran parte delle murature interne, affinchè da qualsiasi punto di osservazione si riuscisse a leggere e comprendere i percorsi, assorbire la luce, ancora una volta decisiva.
Nessun intervento che potesse compromettere le finestrature esclusivamente a tutta altezza. Serramenti in ferro su disegno, le dimensioni dei profili utilizzati inesistenti, apertura verso il fuori, soggiorno-giardino, camera-giardino, cucina-giardino. L'esterno richiamato all'interno e l'interno proiettato all'esterno.
Dentro volevo disegnare la casa senza fine, che non rimanesse bloccata da una parete, o qualsiasi altra cosa che ne limitasse il passaggio o solamente lo sguardo. Tutti gli appartamenti normalmente hanno una loro fine, dove oltre non si può andare, dove necessariamente si deve ritornare indietro, per cui nelle pareti residue ho voluto aperture, a scapito dell'arredabilità, ma con la possibilità di ottenere un percorso ad anello da vivere all'infinito.
Le funzioni notte-giorno risultano un pò confuse, le camere hanno sempre un doppio ingresso, hanno sempre una doppia uscita, si può scegliere, si può cambiare.
Al centro, il cuore, il motore della macchina da abitare, il cubo trasparente, la cellula della sala da bagno, sollevata, aerea, piena di vetri trasparenti, piena di luce: pavimento in resina lucida riflettente, sanitari "starck", i più belli per me, nessun rivestiemnto classico, troppo decorativo, dispersivo, un modo per spezzare le trame delle pareti, rivestite da un intonaco ai silicati lasciato naturale, come il resto della casa. Pochi accessori ma comunque ben celati e tracce di colore nei piani lavabo. Molto rigore senza tralasciare l'ironia, una certa spavalderia, la spalliera fatta su misura, la tragica poesia di Sylvia Plath dentro lo specchio ,forse citazione azzardata. Così la sala da bagno diventa protagonista e ambiente da vivere visivamente come tutto il resto. Anche l'altro bagno mantiene le stesse promesse, soltanto con una maggiore riservatezza. I bagni ,senza aperture verso l'esterno, raccolgono una luminosità che sembrava preclusa dallo stato di fatto.
Tutto intorno l'appartamento rivive l'atmosfera della sua epoca ritrovata in questo tempo, i solai in legno sono stati recuperati riportandoli alla luce, le travi sabbiate verniciate con tinta al quarzo di colore bianco, che dona loro un aspetto candido, gessoso, puro. I pavimenti sono in listoni di abete, anch'essi sabbiati e lasciati naturali.
Le porte su disegno non presentano cornici ne coprifili, allo scopo di neutralizzarle, e sono pannellate con finitura identica a quella delle pareti, le maniglie sono mani femminili per non dimenticare mai l'importanza della fisicità, delal perfezione delle forme naturali. Per non dimenticare mai la bellezza dei gesti.
Mi interessava molto che l'appartamento avesse un calore inaspettato a fronte di una progettazione minimale.
L'arredo è misurato, pezzi dei grandi maestri, Eames, Bertoia, Le Corbusier, Saarinen, Starck, ma anche qualcosa di mio come il tavolo, crocevia tra l'oggetto trovato ed il futuribile, o le lampade che sono cavi trasparenti arrotolati con lampadine a vista, o ancora il grande cuore in erba sintetica sul quale è appoggiato il letto, che allo stesso tempo funziona da testata, da tappeto, elemento coinvolgente, romantico, palpitante ma rassicurante.
In generale un progress continuo, senza rompere gli equilibri, un oggetto arriva e prende il posto di un altro per non sovraccaricare lo spazio, per mantenere basso il tono della decorazione.
La casa e lo studio convivono, respirano le stesse atmosfere, le funzioni si confondono e sorprendono.
Ritengo che progettare uno spazio non sia altro che osservare le cose con occhi visionari, comprendere i bisogni di chi lo vivrà, trasformarli in desideri, favorire un percorso lento, riflessivo, magico, con l'anima, nonostante, intorno, le cose continuino a correre veloci, a modificarsi, poi svaniscano e poi ritornino.
Year 2004
Work started in 2004
Work finished in 2004
Status Completed works
Type Apartments / Refurbishment of apartments
{{item.text_origin}}