(tratto dall'Articolo Disegno all'Italiana: Palermo riparte dal mare)
Palermo non è stata per molto tempo una città di mare ma una città „sul“ mare. Una reciproca indifferenza ha caratterizzato i rapporti tra la città e la sua costa per oltre cinquant‘anni. Stavano vicine ma senza parlarsi.
Il Piano di Sant’Erasmo, è stato a lungo luogo caratterizzato da una identità di primaria importanza, il più significativo approdo fuori le mura, centro produttivo, fino alla guerra, di una cultura marinara del tutto dispersa.
Le bombe e la successiva nefasta fase di ricostruzione della città privano Palermo del suo mare. Nel corso degli ultimi anni Palermo vive il suo tempo d’acqua, attraverso un processo orientato di riscoperta progressiva del proprio mare. A Palermo, a Panormus, città tutto porto, la riconquista del mare vuol dire riconquista del proprio porto. In questa logica va interpretato questo e altri interventi già svolti o programmati dall’autorità di sistema portuale, il cui perimetro di giurisdizione interessa buona parte della costa urbana.Il progetto di riqualificazione del porticciolo di Sant’Erasmo partecipa di questo clima di progressiva riappropriazione del mare, cercando, dopo anni, una condizione di armistizio e di rinnovata pace tra città e porto, tra città e mare. Indispensabile, a tal fine, è stata la redazione e successiva approvazione del nuovo Piano regolatore portuale redatto sotto la guida scientifica del Prof. Maurizio Carta, piano che ha ridisegnato gli usi e le funzioni in una logica di riapertura al mare come elemento identitario. Il progetto si connota eminentemente come un progetto di suolo e che introduce nuove funzioni coerenti con un uso pubblico ma in grado di integrare le attività prettamente portuali con quelle maggiormente connesse all’ozio urbano. In questa logica di ricerca di una smarrita identità si è prediletto l’utilizzo di materiali tipici della tradizione palermitana. Tutta la nuova pavimentazione è in “billiemi”, marmo di cui è fatto tutto il centro storico e sono state anche riutilizzate le originarie basole, riposizionate e restaurate. Sono stati previsti tre edifici: un club house, un piccolo chiosco e un “urban center”, destinato ad esporre e raccontare gli sviluppi di tutti i progetti in atto di riqualificazione costiera della città. Il progetto ha anche l’ambizione di rappresentare un grande dispositivo di collegamento tra la città storica e la periferia che si estende parallela alla costa sud e per la quale è necessario avviare un serio processo di rigenerazione. Il porticciolo di Sant’Erasmo, rappresenta, in questa logica un porto di città: un grande spazio pubblico attrezzato nel quale stabilire nuove (ma antiche) relazioni fisiche, paesaggistiche e funzionali con il mare in grado di riattribuire a Palermo l‘identità che le è propria. Quella di città d’acqua.
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