Il progetto è sintesi di una ricerca che si struttura tra le peculiari caratteristiche partenopee del vivere condiviso e il concetto spaziale (e non solo) che permea la cultura giapponese del ‘ma’.
Se si osserva in pianta la didascalica Capsule tower di Kurokawa una riflessione immediata riguarda quelli che verranno di seguito definiti ‘gli spazi del tra’. Il corpo scala centrale che funge da perno di distribuzione assolve la sola funzione di risalita, da qui, si è subito dentro la propria capsula.
In una cultura delle reti, delle connessioni, in una generazione di giovani nomadi, la cosiddetta generazione ‘Erasmus’ la concezione dello spazio e del tempo in architettura si modifica.
Sperimentazioni come la Local Community Area di Riken Yamamoto mostrano come le complesse relazioni di una società che si fonda ormai sul concetto di mixité e su una instabilità ormai stabile, possa divenire spazio architettonico, luogo di relazione del singolo con la collettività.
I luoghi dell’interazione sono dunque a nostro avviso il vero quid da ricercare in un progetto per uno studentato nel cuore antico di Napoli, città cosmopolita per vocazione e sempre più aperta alle relazioni con il mondo.
Uno ‘studentato ad ore’ sembra una formula a cui si potrebbe tendere, un luogo vivo e pulsante.
Una architettura che offra la possibilità di interazioni ‘istantanee’ e di relazioni stabili.
Un progetto che porti la città dentro e lo studente fuori.
Lo studentato da noi proposto offre ambienti di interesse collettivo aperti alla città: attività commerciali e start up al piano terra puntellano lo spazio definito dai più grandi volumi della chiesa che diventa biblioteca (il nuovo sacro è la cultura), un auditorium e una palestra.
Il progetto si può descrivere come costituito da due parti, quella radicata e più in relazione con la città che funge da basamento, con logiche che rimandano alla composizione del prossimo campanile della Pietrasanta. La membrana che svetta superiormente definisce invece relazioni ‘intermedie’ con la città.
L’architettura dello studentato legge la città e viene letta dalla città assecondando la natura morfologica di una città ‘che si guarda’.
Il ‘ma’ viene definito come pausa, intervallo, relazione tra le parti; luoghi napoletani che esprimono questo concetto giapponese sono corti e cortili, grandi androni e scale, verande, le stesse finestre.
Il progetto tramuta questi concetti in un ‘progetto del vuoto’, dove sono molteplici e mutevoli le relazioni orizzontali e verticali tra le parti. Ciò è possibile per i rapporti complessi tra pieni e vuoti e per l’impiego di materiali che consentono di creare filtri, separazioni che non dividano, interstizi, gli spazi del tra.
Lo studentato qui proposto si potrebbe dire costituito, nella sua verticalità, da una successione di slarghi e corti sorretti da pali. Lo spazio della casa giapponese non è definito da muri e da rigide separazioni, ma solo da colonne o pilastri che ne stabiliscono la forma. Gli spazi interni sono collegati sempre con l’esterno tramite balconi, verande o corridoi aperti (EN) per provocare una fusione tra esterno ed interno, formando così un continuum spaziale.
Year 2017
Status Competition works
Type Public Squares / multi-purpose civic centres / Restoration of old town centres / Multi-purpose Cultural Centres / Pavilions / Exhibition Design / Sports Centres / Hotel/Resorts / Tourist Facilities / Bars/Cafés / Student Halls of residence / Modular/Prefabricated housing / Leisure Centres / Urban Renewal / Private clubs/recreation centres / Monuments / Markets / Day-care centres / Art studios/workshops
{{item.text_origin}}