n un ipotetico “viaggio virtuale” all’interno del progetto, vien da raccontare che il “Centro del Gusto dei Monti Dauni” si fonda su quel principio compositivo che mira a garantire il rispetto e la riqualificazione della preesistenza storica, pur connotando il nuovo intervento con segni inequivocabilmente contemporanei. L’idea di progetto ruota principalmente intorno al chiostro esterno, che diventa il cuore pulsante dell’intera struttura mediante un sistema distributivo concentrico rispetto alle pareti del chiostro stesso, ridisegnando quest’ultimo per mezzo di pilastri ad uncino rivestiti in acciaio corten. Queste strutture si accostano delicatamente alle pareti originarie del chiostro, generando il sostegno per un ballatoio che permette di godere del chiostro anche dal 1° livello dell’edificio, in una sorta di passeggiata che rievoca l’antico concetto di portico nei chiostri. Viene così ridonata nuova vita, in altra forma, all’ormai compromesso porticato del convento francescano, le cui arcate risultano oggi completamente occluse da muratura a seguito del susseguirsi degli interventi dei decenni scorsi che, per adattarne le funzioni ai più disparati utilizzi, ne hanno completamente compromesso la sua immagine settecentesca in stile barocco donatagli dai frati di Montevergine nel 1737. Al sistema di uncini si aggiunge una quinta architettonica, anch’essa rivestita in acciaio corten, sulla quale vengono incise, svuotandole, le arcate originarie del chiostro, oggi nascoste da un basso fabbricato ad usodi terzi. Tale quinta, realizzata con un sistema di travature reticolari in acciaio con fondazione in c.a., oltre che ricostruire l’immagine della quarta parete del portico, funge da elemento strutturale di irrigidimento per l’intera gabbia di distribuzione, rispondendo ad una reale e impellente esigenza di consolidamento delle pareti del chiostro (in particolare quella esposta a nord). Sul retro delle arcate della suddetta quinta emerge l’elemento monolitico in pietra di Apricena, scandito chiaramente dal profilo delle scale di collegamento al primo livello. A tale elemento monolitico fa eco il volume puro dell’ascensore, medesimamente realizzato in pietra di Apricena, posto al centro del chiostro a ridosso del ballatoio. Non appena giunti sul ballatoio di distribuzione al primo livello, mediante una rampa di collegamento si può accedere ad una sorta di giardino segreto, un roof garden, che contempla la retrostante piazza Marconi e dialoga di sottecchi con il chiostro mediante le “merlature” che scendono dalla copertura fin sulla facciata della quinta in corten. Dal giardino, dunque, la permeabilità visiva con il chiostro del gusto è ritagliata ad hoc per regalare scorci suggestivi (predeterminati) al fruitore. Ad incrementare la permeabilità visiva della struttura preesistente, contribuisce anche un parapetto del ballatoio di progetto, realizzato in vetro strutturale trasparente. L’intero intervento, costituito da pilastri in corten di dimensioni 20X20 cm infissi in fondazione in c.a., poggia su una sorta di vassoio in pietra di Apricena che funge da nuova pavimentazione del portico, posato in opera in lastre da 50×100 cm con finitura levigata opaca detonizzata, ordite in modo da creare tagli sul perimetro interno del chiostro funzionali allo smaltimento delle acque piovane convogliate all’interno di apposite canalizzazioni con uscita all’esterno su via S. Francesco. Alla sommità degli uncini, inoltre, sono predisposti dei fori per l’alloggiamento di tiranti preposti a sorreggere un doppio sistema di pannelli in tessuto con sola funzione ombreggiante per il cortile del chiostro, utile in occasione di allestimenti esterni nel periodo estivo e removibile nel periodo invernale. Elemento di fondamentale importanza è la valenza plurima dell’intervento nel chiostro: non solo mira alla valorizzazione e fruizione ottimale dello stesso, anche mediante nuovi punti di vista, ma riesce a diventare gabbia di consolidamento e di irrigidimento delle pareti spanciate del chiostro, sì da generare un valido sistema distributivo per l’edificio senza sventramento alcuno per l’adattamento ai requisiti di accessibilità ai diversamente abili, per i quali non è stata fatta nessuna distinzione negli accessi e nei servizi. Pertanto l’intervento si connota come completamente reversibile in accordo con i dettami della Carta del Restauro del 1972 e con le prescrizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Legsl. 42/2004), con un intervento economico contenuto. Tutta la struttura, infatti, è autoportante e si aggancia all’esistente mediante ancoraggi dall’invasività minima, costituiti da piastre in acciaio imbullonate sotto intonaco a fasce di irrigidimento della muratura in eguale materiale. L’ingresso al centro, non ancora contemplato in codesto “racconto”, diventa anch’esso funzionale al chiostro/cuore dell’edificio. Viene individuato al civico n. 6 di Via S. Francesco, punto strategico per l’ingresso in asse al chiostro del gusto. Un portale/quinta in corten amplifica, rendendolo evidente, l’ingresso al centro, in risalto anche grazie alle incisioni del logo e delle funzioni del centro praticate al laser sulla lamiera stessa, retroilluminate in vista notturna. Al portale si aggiunge una passerella che, all’interno, diventa funzionale all’abbattimento del salto di quota che vi è con il chiostro esterno (60 cm). Suddetta passerella, rivestita in pietra di Apricena, accompagna il visitatore lungo il percorso d’ingresso, supportata e sovrastata da elementi a mo’ di portale in ferro bianco a sezione rettangolare, che ne inquadrano la direzione e sono di supporto agli elementi funzionali all’ingresso: un volume in legno di ulivo che funge da banco front office per lo sportello informativo; altri volumi in legno di ulivo contenenti materiale informativo; l’illuminazione; gli schermi di proiezione. Nei due locali adiacenti l’ingresso è predisposto sulla sinistra lo spazio per gli uffici (dotato di servizi interni a norma diversabili) e sulla destra una piccola sala conferenze. Entrambi i locali, anch’essi voltati come quello d’ingresso, saranno percepibili visivamente mediante due aperture vetrate che mettono in comunicazione i tre ambienti. Proseguendo lungo la passerella si accede al “vestibolo dei sensi”, un piccolo ambiente – filtro – tra interno ed esterno, in cui l’infittirsi dei portali a sezione rettangolare crea una sorta di tunnel destinato ad allestimenti visivi/olfattivi/uditivi, inerenti il tema del gusto e dei sapori del territorio. Una porta scorrevole in vetro satinato chiude il vestibolo verso il cortile, celandone la visione fino all’approdo fisico all’esterno. Da qui la visione del chiostro si apre con lo sfondo della quinta in corten a predominare la scena e il godimento dello spazio diventa totale e plurimo grazie al sistema distributivo precedentemente descritto. Mediante le scale o l’ascensore si giunge al primo livello e, percorrendo il ballatoio, si accede ad un locale-cerniera avente funzione di ristoro e attesa, individuato come ingresso da un portale in corten inciso, ed allestito internamente con schermi alle pareti e pouf per le sedute. Tale snodo crea una seconda distribuzione, interna all’edificio, che consente un triplice accesso: ai locali della biblioteca/mediateca, agli spazi espositivi, ai servizi igienici. Gli interni degli spazi espositivi sono allestiti mediante un sistema di pannellature in legno di ulivo (evocativo di una delle più importanti produzioni del territorio), addossate alle pareti opposte al percorso, dalle quali emergono teche in vetro a sbalzo, sorrette da appositi tiranti in acciaio corten ancorati a solaio. Codesti tiranti diventano funzionali non solo alle indicazioni dei prodotti in esposizione, proiettate dalle pareti opposte per garantire un uso diversificato dell’esposizione nel tempo, bensì all’illuminazione, portando spot a led per la luce puntuale. I locali della biblioteca sono suddivisi in tre ambienti, di cui uno destinato all’accoglienza e al deposito dei libri, uno alla sala lettura con vocazione di aula didattica, uno come mediateca, a sua volta distinto in due piccoli locali destinati all’archivio e ricerca del materiale digitale e ad una saletta per la proiezione/visione dei materiali. L’ingresso ai servizi, munito di antibagno, è dotato di due bagni distinti per sesso a norma per diversabili. L’utilità del locale cerniera conferisce notevole versatilità alla struttura, oltre alla funzionalità fruitiva: negli orari di apertura della biblioteca e degli spazi espositivi è garantita così la completa fluidità degli spazi, ma ne consente anche l’uso indipendente. Dulcis in fundo la cucina e il laboratorio del gusto. All’ingresso dal civico n. 2 di via S. Francesco è stata posizionata la cucina-teatro del centro del gusto, una cucina in vetrina permanente, oltre che collegata via monitor con vari punti della struttura. Una grande vetrata trasparente rende permeabile alla vista su via San Francesco qualunque attività degli chef all’opera, anche da chi comodamente è seduto sulle panche dell’antistante piazza Seripando. Il piccolo locale adiacente, ricavato in luogo della preesistente scala di collegamento con il primo livello realizzata negli anni ’60 del secolo scorso per disimpegnare la Caserma dei Carabinieri, non più a norma per la fruizione del pubblico per la presenza di numerosi gradini a ventaglio, viene destinato al deposito e al lavaggio, avendo possibilità di accesso diretto con l’esterno. I locali retrostanti la cucina, prospicienti il chiostro, saranno destinati al laboratorio del gusto ed allestiti mediante totem in legno d’ulivo, funzionali sia alla degustazione, come piani d’appoggio, che all’allocazione di bicchieri, vassoi, posate e finger food, nei vani scavati nella parte inferiore. La parte superiore dei “totem del gusto”, è chiusa da un vetro traslucido retroilluminato da un sistema di led con funzione tanto di illuminazione scenografica delle pietanze che di allocazione di pannelli didascalici con la descrizione dei menù di degustazione dell’evento in corso. In questi tre ambienti, voltati, il laboratorio del gusto è concepito come spazio a pianta libera, riportato in quota con il chiostro per consentire un’osmosi completa tra lo spazio esterno e quello interno nelle occasioni di allestimenti esterni. Risulta evidente che il layout distributivo della struttura sia stato studiato per una fruizione del centro fluida e complessiva, oltre che razionale sotto il profilo dei consumi. Seppur diviso in tre macro-aree per la configurazione planimetrica dello stato di fatto, lo spazio di progetto è stato pensato come un tutt’uno, senza soluzione di continuità alcuna tra le parti. La scelta per i materiali, è stata ridotta a quattro principali: l’acciaio corten come elemento strutturale e connotativo per gli elementi d’accento del progetto (pilastri, quinta, portali d’ingresso) in quanto materiale che dialoga perfettamente con le strutture preesistenti senza dominarle con prepotenza; la pietra, come elemento naturale dotato di massa (blocco scala e ascensore, pavimentazioni), radicato nel territorio e carico di storia esso stesso; il legno d’ulivo, materia prima del territorio in questione, vibrante ed evocativo in tutte le sue declinazioni (arredi e pavimentazione roof garden); il vetro, elemento neutro di supporto imprescindibile per un intervento di grande sensibilità quale è ogni intervento di restauro su edifici storici. Ad essi si affiancano altri materiali con ruolo marginale di completamento, quali resine bianche a pavimento nei vari ambienti, e ferro smaltato bianco, ad evocare le strutture in corten degli elementi d’accento.
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