Il villino era l’esito di diverse fasi costruttive, avvenute tra il 1924 e il 1954. Lo spazio abitativo era determinato dallo schema distributivo del tipo a schiera (sebbene con generosa larghezza di passo, 7,20 metri), con i vani di testata privilegiati rispetto a quelli intermedi, collegati da un corridoio longitudinale e affacciati sul cortile interno laterale. Ma con un elemento singolare: un vano scala di così largo respiro da rivelare le ambizioni del “villino”, piuttosto che della casa a schiera.
Il progetto di ristrutturazione, pur esplicito nella sua radicalità, ha voluto salvaguardare i caratteri originari, fondativi dell’edificio, le sue determinanti tipologiche e spaziali. Ma non solo, perché Clara nutre un affetto tutto speciale per la sua casa natìa: alcuni dettagli originari, reperti della memoria, hanno pervicacemente riaffermato la loro presenza fisica.
Al piano terra, dove più era critica la condizione di illuminamento naturale dei vani intermedi, si è realizzato un unico grande spazio di soggiorno finalmente luminoso. Al primo piano il rifacimento dei solai offre l’opportunità di modificare l’altezza utile netta. Il decremento di volume che ne consegue, unito a quello derivante dalla demolizione di altre piccole superfetazioni, permette di realizzare un ulteriore livello abitabile nel sottotetto. Le coperture vengono riarticolate, con due terrazze piane in corrispondenza delle testate, e un tetto a padiglione che insiste sulla parte centrale della casa.
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