Un piccolo borgo di campagna, a pochi passi da Mantova, Sarginesco, con la sua chiesa e, proprio di fronte alla chiesa, la Corte con l’aia, il parco, la barchessa.
La Mainolda ha origini cinquecentesche, nasce probabilmente come residenza estiva di una famiglia cadetta dei Gonzaga, i signori di Mantova, ma nel tempo viene utilizzata come fattoria dando alloggio a mezzadri e allevatori.
All’inizio del nuovo secolo le sue condizioni sono quasi prossime alla rovina come tante cascine storiche del nostro territorio i cui costi di restauro si rivelano proibitivi.
I proprietari, sin lì dediti solo alla coltivazioni dei terreni, intravvedono nella formula dell’agriturismo la via congeniale per riportare a nuova vita il manufatto.
Amore per la terra e per la cucina si saldano a questo punto in un progetto ambizioso.
Il restauro inizia poco prima del terremoto dell’Emilia che in questa zona ha fatto tremare anche gli animi.
L’intervento, che in origine prevedeva una riqualificazione dell’edificio più invasiva, porta da subito alla luce affreschi alle pareti e decori sui solai lignei imponendo una linea progettuale molto più attenta alla valorizzazione dell’esistente.
Il restauro è stato rivolto alla conservazione dell’involucro edilizio sia dal punto di vista formale, materico e tipologico, sia dal punto di vista strutturale.
L’assetto planimetrico è stato completamente conservato.
Il corpo verticale nella corticella interna dove negli anni sessanta fu costruito l’unico bagno del complesso, è stato utilizzato per portare i servizi a tutti i piani e rialzato per creare la torretta: il bagno con vista panoramica sulla campagna.
Scorci, dettagli, arredi venuti alla luce durante i lavori (pavimenti in cotto rotti dal gelo, feritoie, scaloni, ribaltine…) sono testimoni di tecniche costruttive, di materiali utilizzati ma soprattutto di usi e costumi delle persone che lì vivevano. I pavimenti concavi in corrispondenza del focolare dove un tempo si cucinava ne sono un chiaro esempio.
Tutto il vissuto della casa è stato rispettato e integrato nel presente. secondo una precisa filosofia.
L’impianto elettrico esterno con elementi in ceramica è la moderna soluzione che riprende le vecchie piattine elettriche oggi non più a norma .
Nella Corte al momento vi sono quattro alloggi: due al piano nobile e due in quello che in origine era il granaio.
Al piano terra invece l’infilata di stanze collega tutti gli spazi : dalla cucina alle sale da pranzo, poi l’antico bar di inizio novecento e poi ancora le salette con il grande tavolo apparecchiato e le poltrone per rilassarsi.
Il rispetto per le preesistenze ha imposto un approccio estremamente sobrio per tutto ciò che riguarda l’arredo e le piccole opere di ammodernamento necessarie.
A dialogare con il passato sono stati scelti pezzi che hanno fatto la storia del design Castiglioni, Eames, Rashid, accostati ai mobili restaurati che da sempre si trovano nella Corte.
Intelligenti le soluzioni tecniche adottate per non alterare gli spazi originali.
Sono stati progettati pannelli in cartongesso con profili in ferro che nelle suite accolgono gli impianti di riscaldamento e condizionamento.
Si tratta di strutture non permanenti che si possono eliminare in caso di necessità.
I bagni hanno pavimenti in cemento lisciato e lavandini in ferro realizzati su misura che giocano sulle tonalità del grigio e dell’antracite conferendo note di rustica e sofisticata eleganza. Il ferro è uno dei materiali privilegiati. La suite ricavata nell’ex granaio ha un pavimento formato da lastre di ferro posate e poi fissate mediante punti di saldatura.
Un delizioso e intimo cortile interno è lo spazio dedicato alle colazioni estive con tanto di antico forno in mattoni dove cuoce il pane e con il barbecue: i tavoli sono sistemati sotto una pergola in ferro con tendaggi rimovibili. Struttura moderna che si affianca al vecchio pergolato in coppi su cui si arrampica un glicine centenario. Dalla porticina “sgangherata” in legno si accede alla camminata in riva al fosso dove nuotano le oche e le galline.
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