A) Relazioni urbanistiche
Il progetto porta a compimento un processo di trasformazione dell’area, individuata nel PRG come Progetto Norma 2,3 – intervento 2, iniziato con la redazione di una Variante urbanistica specifica. In quel documento urbanistico sono stati indicati vincoli, quantità, indicazioni, prescrizioni da trasferire sotto forme architettoniche nel progetto edilizio. L’area occupa un piccolo tratto della lunga Valle del Riluogo che corre lungo il versante est della città; è delimitata dalla via Simone Martini, da viale Sardegna e dalla strada “Fiume”. Si tratta di un sito dalla morfologia particolarmente difficile, una vallecola a sezione acuta e discendente, parzialmente solcata sul fondo dal fosso Riluogo che, proprio in questo punto, riemerge da una lunga tombatura che attraversa a monte tutti i terreni della ferrovia e, poco oltre, più a valle, si reimmerge al di sotto dell’insediamento industriale di Viale Toselli. Ciò ha comportato particolari vincoli alla struttura del nuovo edificio, oltre che notevoli limitazioni nella gestione delle aree disponibili. L’accessibilità delle auto è prevista attraverso uno specifico svincolo dalla strada “Fiume” previsto dal PRG, ad opportuna distanza dalle rotatorie esistenti, che consente di accedere, prima, ad un parcheggio pubblico a raso, poi, attraverso un ponte che supera il Riluogo, di entrare nei tre livelli di garage destinati agli utenti del complesso oltre che di accedere alle autorimesse destinate ai piccoli mezzi di servizio di Siena Ambiente. Sul versante opposto, lungo il lato che costeggia la via Simone Martini e Viale Sardegna, si concentra invece tutta l’accessibilità pedonale al complesso edilizio, attraverso la piazza pubblica, i percorsi di collegamento con gli uffici, le residenze speciali, le attività commerciali e direzionali, oltre che con i piani dei garages. Da via Simone Martini è anche previsto l’accesso dei mezzi di emergenza e di servizio che collegano il piano della piazza pubblica e quello della piastra inferiore attraverso una rampa continua che risponde alle caratteristiche richieste dai Vigili del Fuoco. La relazione tra il nuovo insediamento e il territorio avviene in pratica attraverso il sistema dei movimenti e della viabilità a grande scala; quella con la città è più legata al sistema concatenato degli spazi pubblici e dei percorsi pedonali. Uno degli obiettivi più ambiziosi, perseguito con scelte coerenti di pianificazione, del Piano Secchi è quello di far affacciare la città verso il versante est, un fronte dal quale non vi è mai stata facilità di accessi, per ovvi motivi morfologici. Il cosiddetto “Fiume” non è banalmente una nuova strada, che comunque riallaccia una serie di insediamenti lungo tutto il versante est, da Isola d’Arbia, a Stellino; si tratta piuttosto di un asse a varia densità che attraversa alcune delle aree maggiormente suscettibili di trasformazione all’interno del Territorio Urbano. In particolare l’area in oggetto si presenta come un segmento della densificazione del tratto Ruffolo – Viale Toselli – Area ferroviaria – Viale Sclavo, lungo il quale sono previste forti operazioni di riconversione di aree dimesse tali da determinare anche l’entrata in giuoco di spazi non percepiti prima d’ora come interessanti o utili alla pianificazione urbana. In questo senso, visto alla scala territoriale, il nuovo insediamento qui descritto può essere considerato, a tutti gli effetti, uno dei nuovi approdi alla città antica, una cerniera urbana, un vero e proprio organismo solcato da percorsi, di transizione tra il territorio e la città.
B) Concept del progetto
Proprio questi caratteri così prettamente e prevalentemente urbani hanno condizionato e indirizzato le scelte progettuali, consigliando di abbandonare la strada dell’edificio tradizionale per dirigersi verso un organismo che configurasse in modo fisico e quasi plastico l’integrazione di attività e funzioni diverse, di spazi a prevalente uso pubblico con gradazioni di uso sempre più privato, di edifici legati da relazioni strette ed evidenti, ma diversificati dal linguaggio delle loro architetture. Una sorta di non-edificio basato sulla costruzione stratificata del “mat building” che rifugge, anche per le sue caratteristiche di scala, da soluzioni scultoree ed eccessivamente oggettuali dell’architettura. Come è stato osservato (Nicolin) “Il mat risponde alle richieste ricorrenti nei confronti di una certa indeterminatezza nelle scale e nella figura, nella flessibilità d’uso e nella mescolanza funzionale. È una risposta alla crescente invasività dell’architettura nella città e sul paesaggio , vuole intervenire nella dinamica fra struttura (costruzione) e infrastruttura (contesto) prodotta da tale invasività.” In sostanza è un modello che consente, meglio di altri metodi di intervento, di governare le forme dell’architettura senza cedere ad esse, mantenendo agli interventi la complessità della dimensione urbana. Si tratta di un progetto basato soprattutto sulle relazioni, ed in particolare sulla complessità e molteplicità delle relazioni. Innanzitutto quelle con il paesaggio, da valutare in modo multiforme: da una parte, usando il massimo controllo sull’impatto edilizio, in considerazione della rilevanza dimensionale dell’intervento e delle numerose occasioni di visuali dall’intorno e dall’alto, tanto da considerare il piano delle coperture un’ulteriore facciata dell’edificio; dall’altra, dislocando volumi e favorendo collegamenti in grado di mantenere sempre attivi e significativi i rapporti con il contesto, quello più immediato ed anche quello più distante. Da questo punto di vista il cono di visuale verso la collina e la Basilica dell’Osservanza è particolarmente significativo. Altra relazione diretta è quella con il sito e la sua morfologia che, in un caso come questo, così particolare e difficile, pone questioni di vera e propria ricostruzione del luogo, attraverso una sorta di creazione artificiale del suolo. Anche per questo l’intervento perde ogni connotazione di edificio convenzionale e ne assume una che si avvicina a quella dell’infrastruttura urbana, di un complesso di spazi e funzioni tenuti legati dalla rete dei movimenti e dalle molteplici connessioni con la città e il territorio. Ciò porta ad una sorta di multiscalarità dell’intervento, leggibile nel contesto e nella dimensione del territorio così come lo si può apprezzare nei rapporti più minuti dei volumi e degli spazi aperti, delle aree ad uso pubblico e di quelle più private. Un complesso di tale dimensione non può esimersi anche dal compito di esercitare un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo paesaggio urbano che trova la sua maggiore definizione nella visione dinamica che se ne ha dal sistema di strade che lo circondano. La pluralità dei linguaggi, delle forme e dei materiali di costruzione, con le notevoli diversità di relazione dell’edificio con le varie parti dell’intorno, costituisce la principale matrice interpretativa del nuovo paesaggio. Tra gli obiettivi programmatici del progetto vi è anche quello di dar vita ad un organismo architettonico multifunzionale con una forte integrazione tra attività diverse, così da garantire, con la loro compresenza, una vitalità permanente e non saltuaria, come avviene per le aree specializzate o comunque destinate ad attività specifiche.
C) Descrizione del complesso architettonico
Si può fare finta che l’edificato abbia una sorta di “linea di galleggiamento“ segnata alla quota 281,00, corrispondete alla copertura superiore delle tre piastre di garage e del mezzo piano della rimessa dei mezzi di servizio della Società Siena Ambiente. Abbiamo già accennato alla modalità di accesso dei mezzi all’area e ai relativi piani di autorimesse; dagli stessi percorsi, opportunamente separati e protetti, si staccano anche i diversi collegamenti verticali per i pedoni, diversificati a seconda della destinazione finale, siano gli spazi aperti al pubblico o le diverse strutture, private e pubbliche ospitate nel complesso. Da questa figurata “linea di galleggiamento“ si elevano due complessi edificati ben distinti, ambedue articolati in modo da lasciare ampie corti al proprio interno, dalle quali prendono luce o, come nel caso delle residenze speciali, disegnano uno spazio con la dimensione e le caratteristiche di una piccola piazza. Proprio il rapporto tra i tessuti edilizi diversi e gli spazi aperti a varia destinazione, finisce per creare una trama di spazi e volumi che acquistano la valenza del tessuto urbano. In questo senso il progetto può essere letto anche attraverso la stratigrafia dei piani, partendo dalla quota di riferimento della via S. Martini e scendendo fino al fondo della sottostante vallecola. Il nuovo insediamento è progettato per facilitare in ogni direzione la percorribilità e l’attraversamento: è ancorato alla viabilità urbana in più punti che consentono di accedere direttamente a diversi livelli del sistema dai quali è possibile, conseguentemente, distribuirsi nelle altre zone e verso le altre quote. Dalla via Simone Martini e viale Sardegna si entra senza barriere alla quota della piazza urbana e a quella dei negozi; sfruttando la pendenza delle due strade, si può sorvolare la piazza stessa con un ponte aereo ed infilarsi direttamente nella sala /auditorium di Siena Ambiente, uno spazio strettamente legato alle attività istituzionali della società e pensato per essere trasformato anche in più spazi di riunione adatti al lavoro di gruppo. Attraverso queste cerniere del sistema insediativo, si articola tutto il resto della struttura, alla ricerca, almeno nelle intenzioni, della creazione di un tessuto urbano, che sia in grado di comunicare la complessità di un nuovo luogo della città. Lungo viale Sardegna si innalza l’edificio di una parte delle residenze, dei negozi che si affacciano sulla piazza pubblica, e degli uffici non convenzionati. La linea di gronda dell’edificio segue la pendenza della strada e mantiene costante, su di essa, l’altezza di otto metri. L’edificio si spezza e gira, come una prua, verso valle, continuando con un altro blocco omogeneo di residenze speciali: le unità residenziali sono complessivamente 34. Il blocco degli uffici, riferibile a Siena Ambiente S.p.A., è destinato ad attività direzionali di interesse pubblico sottoposte a convenzionamento e si articola su due piani; è definito da una copertura piana finita a verde, che ha una duplice funzione: una di ordine paesistico-ambientale, data l’incidenza sul profilo del paesaggio e la sua funzione di ulteriore facciata dell’edificio, per via della quota ribassata rispetto al profilo della via S. Martini; un’altra di ordine climatico, per la protezione naturale che esercita soprattutto nei mesi estivi. Una forte protezione delle guaine di impermeabilizzazione, dal punto di vista meccanico, termico, di difesa dai raggi ultravioletti e in generale dallo stress a cui quei materiali plastici sono sottoposti per via delle forti escursioni termiche. La piazza pubblica si estende lungo la via S. Martini e trova nel punto di essa a quota minore la coincidenza altimetrica che consente un ingresso senza barriere. Nel punto in cui la via è alla quota maggiore, viceversa, il collegamento con la piazza è assicurato da una scala lineare a doppia rampa. Il salto di quota tra la Via S. Martini discendente e il piano della nuova piazza è addolcito da una scarpata naturale alberata che termina con un muretto di retta con funzione anche di lungo e sinuoso sedile urbano. La pavimentazione, l’arredo, la presenza delle alberature, la protezione dovuta alla differenza di quota con la strada, concorrono a rendere questo spazio tranquillo e attraente per il soggiorno di anziani e bambini, oltrechè adatto ad ospitare, per esempio, i tavoli di un caffè all’aperto. Per quanto riguarda l’uso dei materiali, la loro scelta è determinata dalla natura degli edifici e rispecchia le caratteristiche e l’uso degli spazi interni. Il blocco delle residenze speciali e delle attività commerciali e direzionali private è rivestito sui suoi fronti perimetrali esterni con una facciata ventilata in lastre di gres porcellanato di grande formato, segnata da aperture prevalentemente di formato verticale, caratterizzate dalla coloritura delle spallette interne, apprezzabili soprattutto da chi percorre in auto le strade che circondano l’edificio. La parte interna, affacciata sulla grande corte sulla quale si affacciano i ballatoi di ingresso alle residenze speciali, gli uffici e le vetrine dei negozi, è risolta con una semplice finitura ad intonaco. Il complesso degli uffici delle società pubbliche è chiuso su tutte le parte esterne da un involucro a struttura seriale, di serramenti a nastro in vetro comune e alluminio. Diverso anche per la natura del rivestimento, oltre che per la forma è il volume del piccolo auditorium, rivestito con una pelle di materiale vetroso bianco-opalino, che manterrà una sua particolarità anche notturna, in quanto sarà tenuemente illuminato come una grande lanterna. Sulle coperture saranno posizionate due batterie di pannelli fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica, sopra la copertura degli uffici e dell’auditorium; un blocco di pannelli solari per la produzione di acqua calda sarà invece posizionato sulla copertura delle residenze.
D) Superamento delle barriere architettoniche Legge 13/89 L’intero complesso è stato pensato e progettato per rispondere alle legittime esigenze di persone disabili, di anziani, bambini e utilizzo di carrozzine per la mobilità.
Ad iniziare delle autorimesse, dove sono previsti i posti auto specifici per i disabili, ai collegamenti verticali tramite ascensore che consentono di raggiungere le varie quote delle piazze esterne, dalle quali è poi possibile collegarsi con i livelli dei percorsi urbani pubblici. Ogni parte del complesso architettonico è raggiungibile senza ostacoli ed è collegato, senza barriere, in verticale e orizzontale, per mezzo di rampe e ascensori. Anche internamente sono state rispettate le normative che regolano le caratteristiche dei locali destinati a questi utenti e visitatori, sia per l’accessibilità che per l’utilizzazione dei servizi igienici, per esempio, nella struttura degli uffici di uso pubblico, oppure nel loro possibile adeguamento, nel caso delle residenze speciali di tipo privato. Lo schema dei percorsi destinati specificamente ai disabili è descritto nelle TAV. AR 002.
PROGETTO ARCHITETTONICO : NEPI TERROSI – ARCHITETTI ASSOCIATI Progettista responsabile e Direttore Lavori : arch. CARLO NEPI Collaboratori : arch. MARIO R. TERROSI, arch. SILVIA BARBETTI, arch. MICHELANGELO BOCCI, arch. GIOVANNI NEPI, SABRINA BROGI, KATIA AURIGI, JOHN POWELL.
PROGETTO STRUTTURALE : SIT Ingegneria Progettista responsabile e Direttore lavori : ing. FRANCESCO VANNINI Collaboratori : ing. EDOARDO FONTANI, ing. ANDREA MAGGI, ing. DANIELE PRATELLI, ing. ANDREA BELTRAMI.
PROGETTO IMPIANTISTICO e SICUREZZA : SIT Ingegneria Progettista responsabile e Direttore lavori : ing. CLAUDIO LOMBARDI Collaboratori : ing. ALESSIO MAGAZZINI, ing. ALBERTO NASTASI, ing. STEFANO ANSELMI.
PROGETTO CONTROLLO ACUSTICO : ing. FRANCESCO ORSINI
INDAGINI GEOLOGICHE : GEOSOL S.R.L. Dott. ANDREA CAPOTORTI
FOTOGRAFIE : CARLO VIGNI
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