La nuova vetrina ad arco, realizzata con un esile profilo in ferro a taglio termico, favorisce il dialogo tra il ristorante e la città, solleticando la curiosità dei passanti e rivelando una prospettiva inedita sugli interni, ora inondati di luce naturale. Qui, gli architetti si sono inseriti con grande rispetto, per un lavoro improntato alla continuità stilistica. “Il nuovo spazio”, commenta infatti lo Chef Giulio Terrinoni, “sembra esserci da sempre”. Il progetto riprende la matericità e le tonalità calde e naturali della parte già esistente: pareti candide, pavimento in listoni di wengè massello, soffitto in legno con travi e travetti a vista, riportato alla luce eliminando il controsoffitto esistente. Una boiserie in legno di wengè a filo parete, in accordo con la pavimentazione, corre per un’altezza di 90 cm lungo i lati maggiori della sala rettangolare, trasformandosi sul fronte strada in un mobile contenitore e frigo vini, su cui si staglia una sottile mensola in ferro appesa al soffitto. Sulla fascia bruna si attestano i tavoli in lastra di paperstone nero con base in ferro verniciato, dal design minimal ed elegante, volutamente privi di tovaglie per non distogliere l’attenzione dalle portate. Ad accendere l’ambiente, sulla parete di fondo, l’opera site-specific di Junko Kirimoto cattura l’attenzione già dall’esterno: una fonte luminosa composta da un insieme di elementi sferici piegati e ancorati in punti diversi e tra loro, a distanza variabile dalla parete, creano movimento, in un gioco tridimensionale di luci e di ombre, di pieni e di vuoti. “Come Giulio Terrinoni lavora sulla forza e l’estetica degli ingredienti, esaltandoli e donando loro nuova vita attraverso un processo creativo, così ho immaginato la luce come la materia prima per emozionare. L’opera si presenta come un’esplosione di piccoli dischi luminosi, che modellano lo spazio, astratto e dinamico, e proiettano la sala in una dimensione altra. Pensata per solleticare la curiosità degli ospiti, la nostra creazione tesse un gioco di rimandi visivi con le proposte dello Chef. All’esperienza culinaria, si accompagna lo stupore di trovarsi di fronte a una parete decostruita, fortemente materica e in continua evoluzione” racconta Junko Kirimoto, co-fondatrice dello studio.
Esili binari metallici, sospesi e ancorati al soffitto ligneo, alimentano dei faretti cilindrici che puntano sull’opera d’arte, illuminata inoltre dalla luce radente di una sorgente led nascosta nella parte superiore del pannello. Tutti i punti luce, compresi quelli spot che costellano le pareti laterali, sono controllabili e regolabili con un sistema domotico, che permette di attivare una serie di scenari diversi e di illuminare i tavoli in tutte le configurazioni possibili.
All’ingresso, tutto crea un’atmosfera intima e avvolgente, a partire dal soffitto in doghe di legno wengè, fino ai pannelli nello stesso materiale che rivestono il portale di passaggio alla sala esistente e quello che dà accesso al nuovo ambiente, con incastonate delle mensole in vetro. A dare importanza alla nuova entrata, è l’elemento guardaroba — un parallelepipedo sospeso con gli angoli morbidi rivestito in stoffa tramata e bronzata, con un ancoraggio invisibile sul prospetto laterale. Sul fronte strada, nella maglia/texture del mobile è inserita una cremagliera che funge da supporto per mensole minimal in metallo di colore nero. Queste sono pensate per ospitare composizioni sempre nuove di ikebana, l’arte della composizione floreale, create ad hoc per adornare la facciata. Spazi misurati di un’eleganza raffinata e senza tempo, vibrano di luce grazie al progetto di Alvisi Kirimoto, tra materiali onesti, forme essenziali, e una cucina d’autore che oltre a deliziare il palato, risveglia i sensi.
Progetto: ampliamento del ristorante Per Me di Giulio Terrinoni Luogo: Vicolo del Malpasso, 8-9-10 — Roma Architetti: Alvisi Kirimoto Team di progetto: Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Chiara Quadraccia
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