The central concept that characterizes the project for the new bivouac Fanton lies in the amplification of the dominant quality of the extraordinary landscape where it is placed. Designed as a telescope able to frame the vast natural space, this work becomes a connection between man and nature, offering itself as a privileged point of view in the heart of the Dolomites. It appears as a volume roughed by nature on the ridge, an architecture characterized by a strongly inclined profile that adapts itself to the orography of the Marmarole. This particular section generates relevant consequences as far as the internal space, entirely organized along the longitudinal axis of the structure. This axis also allows to firmly connect the site with Auronzo because the distant town that is placed in the valley floor is always visible from inside. The volume presents a metallic coating with a natural finish. This surface will change in relation to the weather and the passing of the seasons, allowing the bivouac to find the right intonation with the context and to be influenced by the light reflected by the walls of dolomite rock of the surrounding landscape.
[IT]
Le Marmarole sono una catena montuosa selvaggia e impervia, la forcella dove si posiziona l'opera è uno spazio sconfinato a 2670 metri, un contesto fatto di roccia, luce, vento, neve e distanze.
L'architettura in alta quota assume un significato estremo, ogni cosa sembra espandersi nella percezione dello spazio esteso. Emotivamente emorgono istanze opposte come il desiderio di esplorare e muovere in questo spazio dilatato e il bisogno di proteggersi e rifugiarsi, di ritrovare una dimensione umana.
Il Bivacco Fanton è un progetto di proporzioni tra assoluto e misura, un’opera minuta che trova una sua dimensione nella possibilità dell'amplificazione percettiva; abitarla significa porsi tra le lenti di un cannocchiale, è il tentativo di inquadrare lo spazio, circoscriverlo renderlo opera di connessione tra uomo e ambiente, definire una cesura capace di trovare un confine provvisorio al paesaggio, una forma di compressione progressiva di rocce, luce, vento e neve.
Si tratta di un equilibrio instabile, che si sostanzia nello spazio interno dell'opera: un ventre ligneo che attutisce l'impatto della natura selvaggia, poi la fibra di vetro a inspessirsi strato su strato, come una seconda pelle a divenire guscio e struttura insieme. Esternamente il suo aspetto formale assume i tratti di un volume sbozzato sospeso su di un crinale irto, un corpo in attesa proteso nel vuoto, intento ad aprire una dimensione spaziale al di là dalla propria geometria interna.
Misurare se stessi, misurare spazio, perdere se stessi, perdere dimensione spaziale, trovare un habitat proprio, resistere, flettersi, ancorarsi, variare percezione, estendersi al di fuori, inclinarsi, reagire, accumulare dilatazioni e contrazioni, farsi elitrasportare, scomparire nella neve, essere spazzati dal vento, adattandosi come in un corpo sottoposto all'alta quota, divenire architettura e cessare di esserlo schiacciata nella grandezza di un paesaggio assoluto.
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